Oggi, nella Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, il sindaco di Bari Vito Leccese è intervenuto alla cerimonia in ricordo del 47° anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, ucciso nel 1978 dalle Brigate rosse dopo una lunga prigionia, dinanzi al monumento commemorativo dello statista pugliese in piazza Moro, dove è stata deposta una corona di fiori.
Alla cerimonia hanno partecipato anche il prefetto di Bari Francesco Russo, il presidente della Federazione dei Centri Studi “Aldo Moro” Luigi Ferlicchia e, in rappresentanza della Regione Puglia, il consigliere Napoleone Cera.
“Oggi, come ogni anno, commemoriamo il barbaro omicidio, l’esecuzione di Aldo Moro per mano delle Brigate rosse dopo 55 giorni di prigionia – ha detto il sindaco Leccese a margine della cerimonia -. Il ricordo di Aldo Moro è il ricordo del rapporto che il grande statista ha avuto con questa terra: nato a Maglie, ha trascorso infatti gran parte della sua vita politica e accademica qui a Bari. Il fatto che l’Università di Bari porti il suo nome o che l’amministrazione comunale abbia deciso di ricordare le tracce del suo percorso umano e professionale nel capoluogo pugliese, con il posizionamento di una serie di epigrafi nei luoghi in cui Moro ha studiato, vissuto o fatto attività politica, testimonia il grande valore della sua eredità, non solo in qualità di padre costituente e statista, ma anche di personalità politica e istituzionale di grande equilibrio e temperanza in un momento storico estremamente delicato, dentro e fuori i confini nazionali.
Insieme, ricordiamo il suo sacrifico e il suo martirio, consapevoli dell’importanza di custodire e tramandare il patrimonio inestimabile della sua esperienza in termini di proposta politica e di attenzione verso tutti.
Per questo nonostante il monumento nella piazza cittadina che porta il suo nome ricada nell’area del cantiere in corso, abbiamo voluto confermare la cerimonia odierna in questo luogo simbolico, dove si affacciava lo studio politico dello statista pugliese.
Ringrazio le autorità presenti e i componenti dell’associazione che con il suo impegno tiene vivo il ricordo di Aldo Moro e di ciò che ha rappresentato per la nostra terra, lasciandovi un segno profondissimo”.
A seguire, una corona di alloro è stata deposta presso la lapide dedicata ad Aldo Moro e agli agenti della sua scorta, ubicata sulla facciata di Palazzo di Città. A rappresentare l’amministrazione comunale l’assessore ai Controlli, Legalità e Antimafia sociale Nicola Grasso.
“È un grande onore per me rappresentare l’amministrazione comunale in una giornata che ci vede uniti nel ricordo e nella passione civile di Aldo Moro, statista dall’alta levatura morale che ha avuto un legame profondo con la nostra città – ha dichiarato Nicola Grasso -. Proprio a Bari ha insegnato per molti anni, trasmettendo il suo pensiero a tante generazioni che hanno potuto apprendere, direttamente dalla sua voce, le basi per la costruzione di una società più giusta e più equa.
Da costituzionalista ricordo con grande ammirazione, tra gli atti preparatori, gli interventi di Aldo Moro, fondamentali per la redazione di alcuni articoli della nostra Costituzione. È grazie a persone come lui se, oggi, possiamo contare su una Carta costituzionale rivoluzionaria per l’epoca, che mise al centro del diritto, per la prima volta nella storia dell’umanità, la dignità della persona. Per noi rappresentanti istituzionali anche per questo è un dovere morale, oltre che giuridico, mantenere vivo il ricordo di Aldo Moro, protagonista indiscusso di quella stagione.
Oggi, dunque, ricordiamo l’epilogo drammatico dei 55 giorni del suo sequestro, la pagina più buia della nostra Repubblica, in cui persero la vita anche gli agenti della sua scorta. La sorte, inoltre, ha voluto che, nella stessa giornata, fosse ucciso anche Peppino Impastato, giornalista e coraggioso oppositore dell’organizzazione mafiosa in Sicilia. Due personalità straordinarie ammazzate una per opera del terrorismo, l’altra per opera della mafia, che lasciano una testimonianza tangibile e sempre attuale dei loro insegnamenti, dell’impegno e della passione civile, principi scolpiti sulla nostra Carta costituzionale che, ancora oggi, ci consentono di vivere in uno Stato libero e democratico”.
Oggi, nel 47° anniversario dell’omicidio di Peppino Impastato, attivista e giornalista siciliano che dai microfoni di una radio locale denunciava senza paura l’oscenità del potere mafioso, il sindaco Vito Leccese si è recato a Catino nel giardino intitolato proprio a Impastato, per partecipare a una breve cerimonia in suo ricordo. Alla commemorazione sono intervenuti anche la presidente del Municipio V Maristella Morisco, il presidente dell’associazione Corrado Berardi e alcune scolaresche del territorio.
“Ho voluto essere qui per rendere omaggio a una vittima di mafia, un martire dei nostri tempi, un uomo che ha pagato con la vita il suo impegno contro la mafia – ha detto Vito Leccese -. Ringrazio Maristella Morisco e i consiglieri del Municipio V presenti, insieme a Corrado Berardi e l’associazione Giovanni Falcone, sempre attenta a coltivare la memoria e a organizzare eventi che promuovano fattivamente la cultura della legalità e dell’antimafia sociale.
Purtroppo in questa giornata (9 maggio) la coincidenza con la commemorazione dell’omicidio Aldo Moro ha sempre rischiato di oscurare il ricordo di Peppino Impastato, che nella sua giovane vita ha testimoniato con coraggio, fino alle estreme conseguenze, il rifiuto delle logiche mafiose e dell’omertà che protegge gli affari criminali delle mafie.
Oggi, dunque, siamo qui, di fronte a questa epigrafe, per rilanciare il nostro impegno condiviso per la legalità e per continuare a coltivare quel senso di comunità che deve spingerci, ciascuno nel proprio ruolo, a scegliere di stare dalla parte giusta, stigmatizzando qualsiasi comportamento contrario alla serena convivenza e denunciando i soprusi e le ingiustizie, perché solo praticando la legalità potremo costruire un futuro più giusto.
Spesso i più giovani si lasciano affascinare da modelli comportamentali sbagliati, attratti da facili guadagni o dal fascino dell’aura criminale ma è importante che sappiano che sono scelte che non portano da nessuna parte, non portano a niente di buono. Per questo vogliamo che proprio i bambini e i ragazzi della nostra città siano testimoni di un messaggio e una cultura che rifiutano l’illegalità e la mentalità mafiosa per promuovere un nuovo senso di comunità. Perché i “cento passi” che dividevano casa di Peppino Impastato da quella del capo mafia Tano Badalamenti sono una distanza molto breve, che sta a significare come la mafia sia spesso più vicina di quanto si possa immaginare e ci ricorda quanto sia importante scegliere di stare dalla parte della legalità e del rispetto per il prossimo.
Ricordare Peppino Impastato in un quartiere periferico come Catino, che come tutte le periferie vive alcune criticità oggettive, testimonia la nostra volontà di stringere sempre più il legame tra cittadini e istituzioni, perché solo attraverso questa alleanza sarà possibile costruire insieme una città migliore.
Il prossimo 23 maggio, altra data simbolo dell’impegno contro le mafie, torneremo qui per inaugurare il giardino al termine degli interventi di riqualificazione”.






