“Tutto sommato bene. Ho una frattura della tibia e la rotula è completamente andata”. Inizia così il racconto di Carlo Piazzolla, il carabiniere in pensione di 65 anni che ieri ha fermato nel parcheggio il rapinatore che ha seminato il panico al Gran Shopping di Molfetta.
L’uomo, che è stato arrestato con le accusa di rapina, lesioni e porto d’arma da guerra, ha svaligiato indisturbato una gioielleria. Era armato e sono stati esplosi alcuni colpi di kalashnikov all’esterno. Piazzola è ricoverato al Policlinico.
“Mi trovavo al centro commerciale per caso. Stavo prendendo un caffè con mia sorella e ho iniziato a sentire un po’ di trambusto – le parole di Piazzolla a La Repubblica -. Volevo capire cosa stesse succedendo e mi hanno detto che c’era un uomo armato che stava facendo una rapina. Sono andato a vedere nonostante mia sorella mi dicesse di lasciar perdere. Ero in una zona defilata e l’ho visto riempire i due sacchi di merce. Così l’ho seguito nel parcheggio. Poi è successo quello che tutti hanno visto nei video. Ho visto subito che era un kalashnikov AK-47, l’ho riconosciuto”.
“Non mi aspettavo che sparasse. Io però sono andato subito diretto verso di lui. Lui ha capito le mie intenzioni e ha alzato subito l’arma contro di me. Ho pensato: ‘Se non reagisco, mi spara nello stomaco’. Volevo immobilizzarlo. Il mio scopo era quello di saltargli addosso e renderlo innocuo. Poi ha sparato. Fortunatamente sono riuscito ad abbassare la canna della mitragliatrice. I colpi mi hanno preso la gamba. Nell’attimo in cui ha sparato ho subito spostata l’arma. Avrebbe potuto colpire i passanti e tutti quelli che erano lì intorno. E intanto mi avrebbe preso, perché aveva l’arma rivolta verso di me.
“Mi sono tappato i buchi fatti dai proiettili, da cui ha cominciato a uscire il sangue – ha aggiunto -. Sono anche cardiopatico, per cui ho chiesto subito di chiamare un’ambulanza perché temevo un’emorragia. Non ho pensato di morire. Ho fatto il carabiniere per quarant’anni, ero luogotenente. Queste cose o ce le hai o non ce le hai. Ora sono in pensione, non l’ho fatto per qualche ricompensa o avanzamento di carriera. Lui era a terra e ho pensato: finalmente l’incubo è finito. Poi mi sono preoccupato dalle mie ferite. Non mi sento un eroe, assolutamente no”.

