“Si dovrebbe studiare medicina e provare l’ingresso con il semestre filtro solo se se si proviene da un liceo classico o scientifico altrimenti sarebbe inutile provarci. Se mio figlio iniziasse a 25 anni, farebbe meglio ad andare a consegnare le pizze”.
Queste sono alcune delle frasi pronunciate da una professoressa agli studenti che frequentano il semestre filtro della facoltà di Medicina a Bari. A denunciarlo sui social è l’Unione degli studenti universitari (Udu). La novità del semestre filtro prevede lezioni per sei mesi e tre esami che, se superati, consentono di accedere al semestre successivo.
“Sarebbe meglio lascia perdere se non lo si passa alla prima volta, senza neanche fare il secondo tentativo 20 giorni dopo”, avrebbe poi affermato la stessa professoressa.
“Parole che, soprattutto se pronunciate da una docente durante le lezioni, aumentano il senso di inadeguatezza che molti studenti provano già dai primi anni di università – denuncia l’associazione -. Nessuno può permettersi di dire che non siete in tempo, ognuno ha il suo e non è sbagliato. Superare il semestre filtro è possibile, nonostante le condizioni di partenza siano variegate e manchino politiche che possano assicurare equità nel paese, nonostante il contesto socio-economico sempre più difficile per noi, prime generazioni della storia italiana più povere rispetto a quelle precedenti. Ognuno di noi troverà la propria strada, e in particolare a medicina la strada si percorre come una maratona, non in velocità”.
“Dopo questo scivolone sarebbe meglio riflettere sul fatto che non sono gli studenti a essere sbagliati, ma il sistema ingiusto che lei in questo modo ha perpetrato – conclude l’associazione -. Qui non si stabilisce solo chi sarà uno studente di medicina, ma delle vite e della salute della generazione del futuro. In questo sistema tossico ci stiamo confrontando continuamente con la pressione psicologica fortissima che subiamo, pressione che può arrivare a uccidere. Per chi non ce la farà, saremo pronti a manifestare la nostra rabbia”.
Il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini in merito alle dichiarazioni attribuite a una docente del semestre aperto di Medicina dell’Università di Bari secondo cui solo chi proviene dal liceo classico o scientifico dovrebbe studiare Medicina e un venticinquenne sarebbe meglio che “consegnasse pizze» invece di frequentare il corso afferma che si tratta di «parole che tradiscono la missione stessa dell’Università, fondata sul rispetto, sull’inclusione e sul valore del merito. Diventano ancor più inaccettabili se riferite al semestre aperto di Medicina, pensato per superare test di ingresso e corsi di preparazione privati. Un sistema che allarga le opportunità, garantisce l’accesso indipendentemente dalle condizioni economiche e valorizza i talenti e le aspirazioni di migliaia di giovani. Mi auguro che l’Ateneo e la docente possano chiarire al più presto l’accaduto, perché nessuno studente deve sentirsi escluso o umiliato nel suo diritto di studiare”.