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Omicidio Di Giacomo a Poggiofranco, la famiglia chiede oltre 2 milioni di danni: “Vassalli lucido nel delitto”

7 Novembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso
7 Novembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso

La famiglia di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista ucciso il 18 dicembre 2023 a Poggiofranco da Salvatore Vassalli, operaio di Canosa, con 7 colpi di pistola, ha chiesto un risarcimento danni complessivo da 2 milioni di euro.

Nel corso dell’udienza celebrata ieri è stato il turno delle parti civili, ovvero della moglie e dei due figli della vittima. Alla sbarra c’è Vassalli, reo confesso, con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dalla minorata difesa della vittima. Per lui è stata invocata la condanna alla pena massima dell’ergastolo con isolamento diurno per 10 mesi.

Secondo quanto ricostruito dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e ilpm Matteo Soave l’agguato è durato “due minuti scarsi”: alle 20.22 le telecamere della zona hanno inquadrato l’auto di Di Giacomo che rientra verso casa. Tre minuti dopo, le stesse telecamere immortalano la macchina di Vassalli che va via.

“Nessuno potrà restituire loro un marito, un padre, ma la giustizia penale serve anche a fare chiarezza, a eliminare le ombre, a ristabilire la verità, a restituire dignità ai vivi e ai morti – le parole dell’avvocato Laforgia che assiste la famiglia Di Giacomo -. Abbiamo assistitoa un reo confesso di omicidio volontario che si è difeso nel processo puntando il dito contro la vittima. Sottolineo l’ossessione, la determinazione, la lucida determinazione maturata da Vassalli nel corso degli anni e dei mesi precedenti, senza le quali il delitto non troverebbe spiegazione logica. Perché Vassalli non voleva solo uccidere Di Giacomo, lo voleva fare a viso aperto (e scoperto), da uomo a uomo”.

“Il suo comportamento è univoco e dimostra la lucida preparazione del delitto. Non c’è nulla che consenta di ritenere che l’arma sia stata contesa e abbia esploso colpi a casaccio. Neanche uno: sono tutti diretti verso parti vitali della vittima, a distanza ravvicinata – ha poi aggiunto -. Vassalli ha agito per vendetta, per la convinzione che il giudizio civile avrebbe avuto esito sfavorevole, con l’ovvia conseguenza che non sarebbe stata soddisfatta la pretesa risarcitoria della figlia. Un disegno che l’imputato ha pervicacemente continuato a perseguire in aula, offendendo la memoria della vittima”.

Si tornerà in aula il 13 novembre quando la parola passerà alla difesa dell’imputato. Vassalli ha sostenuto nei mesi scorsi di aver avuto una colluttazione con Di Giacomo e di essere stato colpito dal professionista con le buste della spesa che aveva in meno. Una versione che non combacia visto che le buste sono state trovate intatte e all’interno c’era tutto il contenuto.

A giugno è stata ascoltata Ornella Vassalli, la figlia dell’operaio, come testimone della difesa. Qualche anno fa aveva intentato una causa civile contro Di Giacomo per delle presunte manipolazioni, fatte dal fisioterapista durante una visita, che le avrebbero causato dei danni permanenti. E proprio nel rancore serbato da Salvatore Vassalli per quella vicenda ci sarebbe, per la Procura, il movente dell’omicidio.

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