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Barletta, 16 arresti per ricettazione e riciclaggio: tra loro 6 donne. Indagini nate dall’omicidio Michele Cilli

11 Novembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso
11 Novembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso

“Criminali che hanno inquinato l’economia sana”. Così il capo della Procura di Trani, Renato Nitti, ha definito le 16 persone di età compresa tra i 21 e i 57 anni, arrestate a Barletta e accusate, a vario titolo e in concorso, di associazione per delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Il gip del tribunale di Trani ha anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 5 bar e di una ditta di rivendita all’ingrosso di prodotti surgelati, tutti con sede a Barletta, auto e due alloggi popolari abusivamente occupati.

“C’era una strategia di espansione economica da parte dei due gruppi di cui facevano parte gli indagati che hanno alterato il tessuto economico sano immettendo denaro che proveniva da attività illecite”, ha aggiunto Nitti. Perché gli investimenti sarebbero stati fatti da chi non aveva ufficialmente reddito ma che ufficiosamente faceva soldi in modo illecito.

Imprese comprate solo per ripulire denaro che arrivava anche dallo smercio di droga. “Abbiamo potuto accertare l’esistenza di due associazioni per delinquere che reinvestivano proventi illeciti nella economia pulita con il più classico dei riciclaggi ovvero tutti gli indagati sono stati capaci di comprare l’azienda all’ingrosso di alimenti e cinque bar senza averne le risorse intestando le attività a parenti o soggetti terzi, tutti incensurati”, ha puntualizzato Ubaldo Leo, il magistrato che ha coordinato le attività investigative, degli agenti della squadra mobile di Andria e della Sisco di Bari, nate dall’omicidio di Michele Cilli, il 24enne di Barletta del quale si sono perse le tracce nel gennaio di tre anni fa e il cui corpo non è stato mai trovato.

Per il delitto due persone, Dario Sarcina e Cosimo Damiano Borraccino, sono state indagate: il primo ritenuto l’esecutore materiale del delitto e accusato di omicidio volontario; l’altro risponde di soppressione di cadavere. Da lì sono stati fatti approfondimenti da cui è emerso che sarebbero risultate “false le assunzioni di alcuni dei familiari degli indagati che ricevevano uno stipendio senza svolgere attività lavorativa: quindi entra denaro da attività illecita ed esce pulito attraverso gli stipendi”, ha spiegato Leo.

Nell’inchiesta sono coinvolti anche “un commercialista e un consulente del lavoro che indicavano livelli contrattuali, quanto pagare in contante il bar per restare sotto la soglia del lecito e quante persone assumere”, ha continuato Leo. Inoltre i nuclei famigliari dei due sodalizi criminali avrebbero “occupato arbitrariamente, da diverso tempo, due alloggi popolari di proprietà dell’Arca Puglia”, che sono stati sottoposti a sequestro preventivo impeditivo.

“Fondamentali sono state le intercettazioni, nonostante da orientamento governativo per questo tipo di reati non sono indispensabili: qui il principale indagato dava indicazioni dal carcere e senza intercettazioni e videointercettazione sarebbe stato difficile scoprirlo”, ha concluso Nitti.

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