Il 16 dicembre 2014 il padre del piccolo Elia, ucciso a Calimera dalla mamma Najoua Minniti che si è poi suicidata, aveva presentato un esposto ai servizi sociali in cui annunciava le intenzioni dell’ex compagna.
“Ho ricevuto una visita della mia ex compagna. Dopo una breve conversazione sulla divisione delle feste natalizie la signora ha dichiarato di ritenermi responsabile di qualsiasi cosa capitasse a lei e al bambino”, si legge nel messaggio.
Nell’esposto vengono riportate anche alcune frasi dette dalla donna come “Saluta bene Elia perché lo porto con me” o “è già capitato che io sia andata di fronte al mare con la macchina” e ancora “ritieniti responsabile di qualsiasi cosa capiti a me e ad Elia”.
Il bimbo di 8 anni è deceduto per asfissia meccanica nel sonno, l’autopsia stabilirà se per soffocamento o strangolamento. Non sono emersi altri segni di violenza sul corpo. Questo è quanto filtra secondo le ricostruzioni avvenute in giornata. Elia ha perso la vita quasi certamente nella notte tra il 17 e il 18 novembre.
Dopo aver ucciso il figlio, Najoua Minniti è salita sull’auto e ha raggiunto una località di mare, prima di tuffarsi in acqua e morire annegata. Il cadavere è stato recuperato dopo la segnalazione da parte di un sub nel pomeriggio di ieri a Torre dell’Orso a circa 20 chilometri da Calimera.
La donna litigava spesso con il papà di Elia, tanto da denunciarsi a vicenda diverse volte. Il piccolo Elia era in affidamento congiunto. Da tempo, secondo quanto ricostruito fin qui, la donna era caduta in un forte stato di depressione e più volte aveva manifestato intenzioni suicide lasciando intendere di poter coinvolgere anche il figlio nato dalla relazione con il compagno Fabio. Il sindaco di Calimera ha affermato che Najoua era seguita dai servizi sociali, mentre lo zio dell’uomo ha parlato di maltrattamenti ai danni del piccolo Elia.

