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Dia, in Puglia confiscati beni per 30 milioni alle mafie: “Preoccupazione per il Foggiano e la criminalità albanese”

11 Dicembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso
11 Dicembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso

Nel 2025 le operazioni della Direzione investigativa antimafia di Bari hanno portato a confische definitive in tutta la Puglia per oltre 30 milioni di euro.
Il dato è stato fornito dal capo centro della Dia barese, il colonnello Giulio Leo, in occasione della presentazione del calendario 2026, dedicato ai “volti femminili dell’antimafia”.

Il capo della Dia ha tracciato un bilancio dell’attività investigativa, confermando “qualche preoccupazione sul territorio foggiano” e “controlli capillari” sull’utilizzo dei fondi del Pnrr, assicurando che su questo fronte “non c’è un’emergenza, lo Stato c’è e riesce a fronteggiare il corretto impiego di queste risorse”.

Il colonnello Leo ha poi spiegato che si è voluto dare spazio anche alle giornaliste nelle pagine del calendario istituzionale perché “con il loro lavoro danno voce a chi non ne ha, ai più deboli e a chi in modo più pressante percepisce la presenza della criminalità organizzata”.

“Una criminalità che si fa sempre più carsica, più latente nelle sue modalità operative – ha spiegato – ha ancora più bisogno oggi di una rete di collaborazione che punti sul cittadino, sulle donne, su coloro che vogliono cambiare vita e voltare pagina. Ci sono madri, sorelle, situazioni in cui si vuole dare una possibilità nuova alle proprie famiglie, dare messaggi che spezzino col passato, con una criminalità che soffoca e intimidisce”.

Parlando ancora dell’attività investigativa, Leo ha detto che “ovviamente la criminalità estende i propri interessi dove c’è economia, dove c’è denaro, ultimamente dove c’è anche turismo. Qualche preoccupazione in più resta nella provincia di Foggia, ma su questo stiamo lavorando. C’è poi un fanale aperto sulla criminalità organizzata albanese, che ormai riesce ad interagire direttamente con i grandi cartelli sudamericani e si pone come fornitore dei nostri clan autoctoni”.