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Bari, il dramma di Antonia: “Mio figlio di 14 anni come Lea. Morto dopo un’ora e mezza in sala rossa”

17 Dicembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso
17 Dicembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso

“Dopo aver ascoltato la storia di Lea, la donna morta al Policlinico, non posso restare in silenzio. Mio figlio Domenico di anni 14, sanissimo e atleta di basket a livello agonistico, super controllato, il 2 gennaio si è svegliato con un forte dolore alla schiena. L’ho portato in ospedale all’ora di pranzo. Era un leone in gabbia nonostante i farmaci che il medico curante mi diceva di dargli. Non poteva sedersi, sdraiarsi e andava avanti e indietro”.

Inizia così il racconto inviato in redazione da una mamma. “Arrivo in ospedale al San Paolo urlando anche se lui era cosciente e parlava, io avevo capito che quei dolori lancinanti fossero qualcosa di brutto – spiega -. Lo fanno entrare, gli fanno il prelievo, l’ecocardiogramma e lui nel frattempo sviene. Chiamano la cardiologa che inizia a visitarlo e guardando lo schermo dice che non è nulla, solo una piccola pericardite e un piccolo versamento pleurico”.

“Domenico continua a lamentarsi, il dolore alla schiena era sparito ma era il petto a fargli male – continua -. La cardiologa lo tranquillizza: ‘Non è nulla Domenico ora ti passa’. Questo per un’ora e mezza, dopodiché Domenico non risponde più, non parla più. Decidono di fargli questa benedetta tac, ma è tardi. Domenico va in arresto cardiaco, esce una dottoressa e mi parla di una sospetta dissezione aortica e che va trasferito. Mio figlio stava morendo e, quando gli hanno fatto la tac, era ormai tardi”.

“Domenico è morto alle 16.30 al Policlinico, quando siamo arrivati non c’era nessuno ad attenderci, non si sapeva dove fosse la sala operatoria, ho dovuto urlare con il vigilante, ci hanno dato indicazioni sbagliate, i medici mentre rianimavano Domenico andavano da una parte all’altra per capire a che piano andare – conclude -. Arriviamo in sala operatoria, dopo un po’ arriva un medico e ci dice che avrebbe dovuto operarlo, ma quando è entrato in sala ha accertato solo la morte del mio bambino. Domenico non ha aspettato sei ore in pronto soccorso, ma è stato un ora e mezza in sala rossa in attesa di una tac che è arrivata troppo tardi. La nostra sanità è da incubo”.