A Bari e in molte città del Barese in generale i veri padroni delle case popolari sono gli abusivi, donne “sole” con figli, intere famiglie entrate con la forza negli appartamenti o in locali condominiali trasformati in vere e proprie abitazioni. Sono tante e lo sanno tutti, anche chi dovrebbe controllare. Nel frattempo si pagano le bollette delle utenze intestate a chi ha occupato e piano piano quella casa diventa una “proprietà privata”. Così provata che una volta avuta finalmente la casa popolare – quella per così dire regolare – ci si sente in dovere di rivendersi quella occupata. Un giro di soldi e di interessi a volte sotto il controllo della malavita, in altre occasioni, invece, iniziative personali di chi è convinto di poter restare impunito.
Nel nostro giro tra le case dell’Arca Puglia, l’Agenzia regionale centrale per l’abitare, vi abbiamo già raccontato alcune storie assurde, non solo di case occupate, ma anche rimaste vuote dopo il decesso dell’assegnatario, sequestri vari e altre amenità . In questa occasione, però, vi racconteremo parallelamente due storie accomunate dal fatto di rientrare nella categoria “compravendita”.
Nel primo caso un vano condominiale adibito ad abitazione, occupato abusivamente, è in vendita a circa 7mila euro perché chi ha occupato ha ottenuto la sua tanto agognata casa popolare. Siccome, stando a quando raccontano i vicini, a sua volta anche l’abusivo l’ha pagata all’abusivo precedente, è chiaro che l’obiettivo sia quello di rientrare nelle spese. L’altra storia ha come teatro lo stesso palazzo di via Candura, al quartiere San Paolo.
Al nono piano c’è una casa disabitata da oltre un paio d’anni. Sulla legittimità dell’assegnazione di quell’appartamento ci sono dubbi, seppure pare che dopo un periodo concitato l’immobile sia stato attribuito. Sta di fatto che è vuoto, esattamente come quello al decimo piano, occupato abusivamente dal figlio della donna, che lo ha lasciato ormai da un anno e che adesso lo avrebbe messo in vendita a una cifra compresa tra gli 8mila e i 10mila euro. L’altra anomalia sta nel fatto che adesso la donna, il marito e il figlio abitano in un altro appartamento popolare non molto distante, che appartenne alla mamma dell’uomo. Il guaio è che mentre la nonna era in vita non è stata fatta la residenza a nessuno dei tre componenti della famiglia e tantomeno una voltura.
Senza troppo sbagliare possiamo dire che ci sono tre appartamenti popolari, due nello stesso palazzo, l’altro poco distante, tenuti in scacco dalla famiglia, alla quale sarebbe stato consegnato di non lasciare quello al nono piano di via Candura per poterlo usare come “merce” di scambio con quello che appartenne all’anziana, dentro cui la famiglia vorrebbe trasferirsi. Della questione torneremo a parlare perché, avendo imparato che non è mai ciò che sembra, siamo andati a chiedere spiegazioni ai diretti interessati, in attesa di andare nella sede dell’Arca Puglia, perché siamo convinti che qualcuno debba spiegare i motivi di questa opinabile gestione, della mancanza di controlli, dei problemi nelle assegnazioni e sui tempi biblici che passano prima che una casa vuota venga finalmente riassegnata. Senza contare della scarsa manutenzione di centinaia di immobili. Ma questa è un’altra storia che continueremo a raccontare.

