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Agente penitenziario suicida, un collega: “In carcere è dura anch’io sull’orlo del precipizio”

24 Dicembre 2021
– Autore: Eleonora Francklin
24 Dicembre 2021
– Autore: Eleonora Francklin

Rosanna, la mamma di Umberto Paolillo, la guardia penitenziaria morta suicida lo scorso anno, aveva ragione. Nella nostra ultima intervista era fermamente convinta dell’esistenza di altri agenti penitenziari che subiscono soprusi all’interno delle carceri, gli stessi che subiva Umberto.

Rosanna non si da pace e vuole a tutti i costi giustizia per la morte del figlio e ha ribadito di voler continuare a lottare finché ne avrà vita per salvare quella di altri agenti sull’orlo del precipizio.

Dopo i nostri video abbiamo ricevuto un messaggio da parte di un’agente penitenziario che, solo grazie all’amore della moglie e di un suo caro amico, non ha preso la decisione di togliersi la vita. Il suo racconto è straziante ed è la testimonianza di un sistema malato più volte denunciato dalla mamma di Umberto.
Qui di seguito la lettera dell’agente:

Ho visto la commovente intervista che hai fatto alla mamma di Umberto Paolillo. Anche io lavoro nella polizia penitenziaria da più di trenta anni e anche io purtroppo ci sono andato vicino a quella tragica decisione, per dei continui soprusi da parte del direttore dove facevo servizio venti anni fa.

Era diventato un vero e proprio terrore quotidiano, potrei raccontarti tutto quello che è stato capace di farmi sia psicologicamente che realmente. Solo grazie alla vicinanza di mia moglie e di un vero amico è stato scongiurata quella tragica decisione che avevo già disegnato nella mia mente.

La vita lavorativa del carcere è molto dura credimi, potrei scrivere veramente un libro pieno di dettagli dato che l’ho conosciuto da agente fino a raggiungere l’apice della mia carriera. Oggi sto abbastanza bene anche se quegli eventi mi hanno lasciato delle profonde ferite, perché in quel posto ti senti indifeso mette lo stress ti sale vertiginosamente devi affrontare i problemi enormi che ti tramettono anche i detenuti.

Quando ho visto l’intervista ho rivisto come un film della mia vita relativo a quel periodo ed ho immaginato Rosanna come se fosse la mia mamma, ho provato un forte dolore al cuore.