Chi ci segue sa che la maggior parte dei video che pubblichiamo sul canale YouTube di Quinto Potere li monto personalmente e dunque le immagini le vedo e le rivedo molte volte. La storia dell’aggressione all’Arco Basso fa male per tante ragioni, ma l’aspetto più doloroso non sono le botte prese o la telecamera rotta. L’aspetto più doloroso è il dito medio mostrato con fierezza e sguardo severo da una bambina. Chissà quale sarà il suo concetto di giusto o sbagliato, chissà cosa le avranno detto su quelle orecchiette e sul nostro conto per decidere in autonomia di accoglierci in quel modo: la prolungata esposizione del dito medio.
Se la gioca con la realtà distorta raccontata su alcuni giornali e telegiornali, ma resta l’immagine più forte per identificare il contesto in cui avviene ciò che denunciamo ormai da svariati anni, dal momento in cui la tradizione, quella verace, ha lasciato il posto al becero commercio e alla truffa. Nel video abbiamo lasciato che vedeste anche i cosiddetti “tempi morti”, in alcuni casi indispensabili alla comprensione di una storia. “Chissà come le hanno provocate per avere quella reazione”, scriveva qualcuno in un commento. Ci siamo tenuti lontano, ormai sappiamo che con noi non parlano. Alla bambina col dito medio esposto sarà stato detto che il problema non è l’attività truffaldina, ma noi che la denunciamo.
In questo modo si innesca un meccanismo pericoloso, lo stesso che oltre la sacrosanta tradizione delle orecchiette – sempre che la bambina voglia imparare a farle -, trasmette valori lontani da quelli che animano fin dalle origini la maggior parte dei baresi. Nei prossimi giorni vi leggeremo alcune chiavi di lettura particolarmente interessanti scritte sulla vicenda. Per la verità non tanti, perché sull’accaduto si è preferito soprassedere. Fosse capitato ad altri o fossimo stati in un’altra zona della città, sarebbero stati organizzate fiaccolate, processioni, momenti di riflessione e altri gesti di solidarietà di facciata. L’unico rammarico è che ancora una volta si rischia di perdere l’occasione per dimostrare una volta per tutte da che parte si sta.

