Per la rubrica la burocrazia ci ammazzerà tutti, vi raccontiamo la storia di Mimmo Caldaro e del suo assegno di cura. “Un disastro sociale che ho subito sulla mia pelle e che subiranno tutti quelli che si trovano nella mia situazione”. Con l’introduzione di nuove norme la situazione si è aggravata perché da qualche mese sono entrati in ballo gli enti della Regione, del Comune e del Municipio per riuscire ad ottenere il lasciapassare. Ciò che rallenta tutto è il fatto che tra loro gli uffici non dialogano. “Mi stanno togliendo il sorriso e io del sorriso ho fatto la mia unica ragione di vita. La cosa grave è che alcuni funzionari fino a pochi giorni fa non sapevano neanche che erano chiamati a fare queste pratiche e altri non vogliono nemmeno chiamare per capire come aiutare una persona con invalidità”, racconta Mimmo.
L’assegno di cura può essere erogato in due modalità: 700 euro senza rendicontazione oppure fino a 1200 euro purché si presenti la giusta rendicontazione. La spesa principale è quella del caregiver. Non si è ancora capito, però, se nella rendicontazione bisogna presentare o no la busta paga. “Sono otto mesi che io aspetto i soldi che mi spettano di diritto e si rifiutano di versameli. Io per sopperire al pagamento delle persone che mi assistono ho dovuto chiedere un prestito. Sono pronto a fare nomi e cognomi di tutti gli impiegati regionali e comunali che stanno mancando di rispetto a tutti i noi disabili. Neanche l’assessore al Welfare ha preso una vera e propria posizione, si è limitata solo a mandare delle segnalazioni via mail alla regione in cui evidenziava delle anomalie”. Mimmo, oltre a trovare in noi la giusta voce per denunciare quanto gli è accaduto, ha anche colto l’occasione per fare un appello. Cerca una persona seria da assumere a tempo indeterminato per aiutarlo nella sua vita quotidiana.
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