In 26 anni di mestiere ne ho viste e scritte di tutti i colori: truffe, scandali, disperazione, violenza, orrori di varia natura, di tanto in tanto miscelati a poche gocce di speranza. Dicevo, ho visto passare sulla pelle e davanti agli occhi il meglio e il peggio della società che mi sono impegnato di raccontare, meglio senza filtri e zuccherini vari. In mezzo a tutto questo calderone, però, non ho mai trovato gli anticorpi necessari per abituarmi alle immagini che vi mostriamo sul nostro canale Telegram, l’unico su cui è ancora possibile condividere cose inenarrabili come questa, senza bannarti perché purtroppo niente rispetta più gli standard della community. Ma quali standard? Un bullo si accanisce contro il compagno più fragile, gli mette la mano al collo, gli molla un ceffone. Volano gli occhiali, poi lo deride ancora e lo costringe a inginocchiarsi con il sottofondo di minacce e parolacce. Il bullo non è da solo, accanto a lui c’è quello che per certi versi è persino più vigliacco: il compagno che riprende col telefonino e ride. Sì, ride della brutalità di quella scena, senza sentire l’intima esigenza di intervenire. Il ragazzo viene deriso, umiliato in ogni modo. Nei suoi occhi si può leggere chiaramente il terrore, come se quello fosse un trattamento abituale. Il video risale a pochi giorni fa, ma la cosa che personalmente trovo più sconcertante è un’altra. Le immagini stanno girando tra qualche docente della scuola frequentata dai protagonisti di quest’ennesimo scempio, a quanto pare, senza che nessuno di loro, abbia ancora deciso di intervenire. Quando siamo diventati indifferenti? Qual è stato il momento esatto in cui abbiamo scelto di abdicare al nostro ruolo di genitore, educatore, maestro, esempio? Il video è girato tra le strade del quartiere San Paolo e la scuola di appartenenza sarebbe il Majorana, stesso teatro dell’aggressione al professore. Uno scenario inquietante, di cui si sta parlando in questi giorni, ma che abbiamo più volte sollevato in passato senza avere nessuna sponda. Purtroppo viviamo in una società che si interroga solo quando arriva al limite, ma tutto tollera fino a quel preciso istante. Forse è proprio questo il problema. Su quella scuola e la gestione delle crisi naturali o volutamente create, ci sarebbe molto da dire e statene pur certi che non staremo in silenzio. Per ora mortificatevi insieme a noi guardando queste tristi immagini e provate a capire insieme a noi cosa realmente si può fare per evitare di ritrovarsi davanti scene come questa.
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- di: Raffaele Caruso
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