“Se la caveranno con la prognosi di alcuni giorni i poliziotti feriti nella giornata del 27 agosto u.s. presso il carcere di Bari, aggrediti da alcuni detenuti con pugni e schiaffi. Purtroppo si ritiene che questa non sia una normale storia di violenza come ne stanno accadendo tante(troppe) nelle carceri di questa regione, per cui dei detenuti senza un valido motivo picchiano i poliziotti così come il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ha denunciato in più occasioni, ma la conferma di una volontà da parte dei detenuti di voler gestire il carcere”.
Inizia così il comunicato stampa del SAPPE. “E ciò lo fanno attaccando i poliziotti che rappresentano l’unico ed ultimo baluardo delle istituzioni all’interno del carcere barese che con coraggio, professionalità , cercano di far rispettare la legalità nonché arginare una violenza che diventa sempre più prepotente grazie all’assenza del DAP che ha abbandonato da tempo il reparto di Bari, e che forse sta aspettando il morto per intervenire – si legge -. Diciamo ciò non per sterile polemica, ma analizzando la dinamica di quanto accaduto nel fatto specifico, poiché tutto nasce con il sequestro di un telefonino in data 26 agosto u.s. ad un giovane detenuto foggiano in carcere per spaccio, furti, rapine, giunto a Bari per motivi di sicurezza”.
“Nel pomeriggio del giorno successivo (27 agosto), sempre allo stesso detenuto sarebbe stato sequestrato un altro telefonino, ma in questo caso un gruppo di detenuti, probabilmente baresi, avrebbe accerchiato i poliziotti aggredendoli con pugni – aggiunge il sindacato -. Tale doppio sequestro ci farebbe pensare che il detenuto foggiano sarebbe stato scelto dai ristretti baresi per custodire i telefonini, che avrebbero reagito a ciò aggredendo i poliziotti. Il SAPPE ritiene che questi detenuti del circuito di media sicurezza potrebbero essere il braccio armato dei più pericolosi appartenenti ai clan ristretti nelle sezioni di alta sicurezza , che nei fatti comanderebbero sugli altri ristretti, mantenendo però un apparente comportamento irreprensibile, ma tramando di nascosto. A questo punto ci chiediamo il perché siamo arrivati a questo punto? Purtroppo la risposta è facile poiché la responsabilità di quanto accade a Bari e nelle altre carceri pugliesi è di una pratica fallimentare adottata in questi anni dall’amministrazione penitenziaria, su decisione di un certa politica garantista, che in maniera scellerata ha tentato finanche patti con i detenuti con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti”.
“A Bari sono presenti circa 430 detenuti con un capienza regolamentare di 290 posti che si sono ulteriormente ridotti a causa della chiusura della sezione femminile e di alcune stanze non utilizzabili per cui il numero scende a 250, con il sovraffollamento supera il 170% – si legge ancora -. Di contro ad un organico di circa 320 poliziotti, c’è ne sono in servizio meno di 260 da cui defalcare le decine e decine di unità assenti perché a disposizione ospedale militare a causa dello stress provocato dai turni massacranti, dai distacchi in altre sedi nonché dai pensionamenti, per cui le unità che devono gestire i detenuti sono ridotti a numeri molto risicati(meno di 200). Il giorno di ferragosto dei politici hanno parlato di soldi che arriveranno al carcere di Bari per riqualificare la struttura.
A questo punto ci chiediamo a che serve buttare quei soldi se il carcere di Bari è pieno come una scatola di sardine? Lo sanno i politici che ogni anno si pagano centinaia di migliaia di euro ai detenuti che chiedono il risarcimento poiché non vengono rispettati gli spazi(tre metri) previsti dalla CEDU? Perché invece non parlano di costruire un nuovo carcere a Bari così come è accaduto in tutti i capoluoghi di regione della nazione per offrire una struttura più dignitosa sia per i detenuti che per i lavoratori, e nel frattempo di sfollare il carcere per riportarlo alla media nazionale che è del 130%?
“Il SAPPE chiede poi al sindaco di Bari, così attento, giustamente, alle vicende internazionali di porre attenzione anche a quello che avviene nella sua città e più precisamente all’ecomostro situato in corso De Gasperi frequentato da migliaia di persone tra detenuti, poliziotti, familiari, operatori ecc.ecc – conclude -. Non ritiene il sindaco Leccese di proporre un consiglio comunale proprio all’interno del carcere di Bari per mostrare solidarietà ai lavoratori nonché ai detenuti costretti a vivere e lavorare in una struttura fatiscente ed in condizione igienico sanitaria scadente? (così vedono con i loro occhi la desolazione che cè).
Il SAPPE chiede poi al signor Prefetto di valutare un eventuale riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica al fine di verificare ogni iniziativa utile a dare più sicurezza al carcere di Bari, considerato che nelle ore serali e notturne il penitenziario è pressoche sguarnito, a partire da un presidio fisso che contrasti anche i viaggi dei droni che, sempre più spesso portano all’interno del penitenziario materiale proibito , quali telefonini, droga, ed eventuali armi.
Qualora non ci saranno risposte concrete alle richieste del SAPPE, si comunica che presto verrà attivato un presidio davanti al carcere di Bari con i marciapiedi imbrattati di rosso che è il colore del sangue che sta versando la polizia penitenziaria a causa delle gravi inadempienze dell’amministrazione penitenziaria”.

