Antonio Mario Lerario, ex capo della Protezione Civile e dirigente della Regione Puglia, è stato arrestato con l’accusa di corruzione dopo essere stato beccato in flagranza dalla Guardia di Finanza mentre riceveva una busta contente 10mila euro in contanti. L’indagine è legata agli appalti edili come ad esempio la costruzione dell’ospedale Covid nella Fiera del Levante, portando le Fiamme Gialle alla perquisizione negli uffici del Covid Hospital. Nel mirino dei militari diversi imprenditori e il funzionario della Regione, Antonio Mercurio. Due imprenditori, Luca Ciro Giovanni Leccese e Donato Mottola al momento sono ai domiciliari. Quest’ultimo aveva consegnato il giorno prima a Lerario una tangente da 20 mila euro.
Per incastrare l’ex capo della Protezione Civile, la Guardia di Finanza aveva installato diverse microspie, non solo nella sua auto, ma anche negli uffici di Lerario. Quest’ultimo, stando ad alcune indiscrezioni, avrebbe sentito l’esigenza di far bonificare la sua stanza nel palazzo di via Gentile. Ufficio nel quale sarebbero state trovate tre microspie. Nel frattempo Lerario ha deciso di rispondere alle domande della gip, Anna Perrelli, ammettendo di aver accettato una busta con 10mila euro.
Ma su Lerario c’erano state tante avvisagli in merito alle sue decisioni e comportamenti. Lui era il dirigente che aveva dimenticato i bagni negli studi medici dell’ospedale in Fiera, facendo lievitare i costi da 8.5 a 17.5 milioni di euro; aveva speso 8.5 milioni di euro per una fabbrica di mascherine presso l’ex Ciapi che ha 4 linee di produzione ma tre sono ferme e l’altra è intermittente; nell’aprile 2020 comprò le tute cinesi non idonee al contenimento del rischio biologico mettendo a repentaglio l’incolumità degli operatori sanitari; ha curato la realizzazione della sede del palazzo di vetro del Consiglio Regionale, costato circa 85 milioni. E tanto altro.
Comportamenti ambigui dell’ex capo della Protezione Civile che erano stati denunciati già nel lontano 2018 da Felice Scopece, responsabile dell’organizzazione sindacale CSA regioni autonomie locali per la provincia di Foggia. Stando a quanto riportato nella lettera, messa a conoscenza anche al governatore pugliese Michele Emiliano, Lerario avrebbe avuto una condotta vessatoria nei confronti di Carlo Cirasola, dipendente del Dipartimento Sezione Provveditorato ed Economato della Regione Puglia, di cui Lerario era dirigente.
Lerario all’epoca avrebbe avuto una condotta antisindacale nei confronti di Cirasola a causa delle denunce di quest’ultimo in merito all’installazione delle telecamere nei corridoi, in prossimità degli uffici e dei bagni del palazzo di via Gentile, senza informare preventivamente i sindacati; il trasferimento di un dirigente sindacale senza il preventivo nullaosta del sindacato all’organizzazione di appartenenza; l’omissione della liquidazione, per i dipendenti interessati, relative alle indennità chilometriche e lavoro straordinario già a cominciare dall’anno scorso; la protesta per la fornitura difforme dal capitolato d’appalto delle divise ai circa 60 Agenti del Nucleo di Vigilanza Tutela Controllo e Rappresentanza in tutta la Puglia; l’ostruzionismo da parte del Dirigente Lerario nell’approvazione del Regolamento del Nucleo di Vigilanza Tutela Controllo e Rappresentanza.
Per questo comportamento Scopece aveva chiesto la rimozione di Lerario dall’incarico presso la sezione Provveditorato ed Economato. Nel frattempo quest’ultimo, nonostante fosse dirigente in servizio all’Economato, era stato nominato commissario liquidatore dell’EIPLI, Ente per lo sviluppo dell’Irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia. Due posizioni che, secondo la denuncia alla Procura della Repubblica del sindacalista Felice Scopece, sono incompatibili secondo norma di legge.
Lerario, però, non è nuovo all’accusa di corruzione. Nel 2017, infatti, era stato coinvolto nell’inchiesta sulla presunta rete di corruzione nei bandi di gara dell’EIPLI. L’indagine aveva portato all’arresto di 11 persone per associazione a delinquere finalizzata a diversi reati contro la pubblica amministrazione, al concorso in turbativa d’asta, dalla corruzione alla truffa aggravata nei confronti dell’ente pubblico, dalla turbata libertà di scelta del contraente all’abuso d’ufficio. A processo, in programma agli inizi del 2020, spuntava anche il nome di Mario Antonio Lerario.