Skip to content

Estremismo jihadista tra minorenni, 22 perquisizioni in tutta Italia: tra loro anche un 15enne di Taranto

31 Luglio 2025
– Autore: Raffaele Caruso
31 Luglio 2025
– Autore: Raffaele Caruso

La polizia ha eseguito 22 perquisizioni, delegate dalle Procure presso i Tribunali per i minorenni territorialmente competenti, nei confronti di giovani, tra i 13 e i 17 anni, emersi in contesti estremisti di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista – coordinate dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione.

Un quattordicenne di Oristano seguace dei suprematisti che pubblica foto di social con il volto travisato mentre impugna coltelli e pistole, due 17enni che durante una manifestazione di antagonisti in difesa avevano danneggiato telecamere, vetrine di banche e un altro loro coetaneo che a Ravenna che seguiva la propaganda jihadista dell’Isis, condividendo contenuti dello stesso tipo in gruppi whatsapp. Tra loro anche un quindicenne residente nella provincia di Taranto.

Sono le vicende che emergono dalle 22 perquisizioni effettuate dalla polizia in tutta Italia nei confronti di giovani evidenziatisi in contesti estremisti di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista. Dalle indagini degli ultimi anni si registra un incremento della presenza di soggetti minorenni, impegnati nella diffusione sul web di contenuti estremisti e violenti: da gennaio del 2023 ad oggi, sono 12 i minori sottoposti a misura cautelare (uno nel 2023, cinque nel 2024 e sei nella prima metà del 2025) ed altri 107 oggetto di approfondimenti investigativi, quali perquisizioni personali, domiciliari e informatiche (9 nel 2023, 46 nel 2024, 52 nella prima metà del 2025). Sono i dati diffusi dalla polizia, che oggi ha anche effettuato 22 perquisizioni in tutta Italia nei confronti di giovani evidenziatisi in contesti estremisti di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista.

“La radicalizzazione online – commenta il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – non è solo una minaccia alla sicurezza, ma una sfida culturale profonda. Non parliamo di giovani criminali, ma di ragazzi disorientati, che nel web cercano ciò che la società ha smesso di offrire: senso, identità, ascolto. Serve sì fermezza, ma soprattutto un cambio di passo educativo e relazionale. Dobbiamo saper costruire un’alternativa concreta, capace di riportare i giovani alla vita reale: una vita fatta di legami autentici, emozioni vere e presenze significative

Galleria