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Femminicidio a Foggia, Hayat Fatimi e la telefonata al 113 prima di morire: “Lui è dietro di me”. Poi le coltellate

5 Settembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso
5 Settembre 2025
– Autore: Raffaele Caruso

“Ho finito di lavorare, il tempo di arrivare a casa e lui sta correndo dietro di me, sta dietro di me. L’ho denunciato, sta arrivando verso di me”. Sono queste le ultime parole al telefono alla Polizia di Hayat Fatimi, la 46enne uccisa a coltellate dall’ex compagno la notte del 7 agosto scorso a Foggia.

La telefonata è finita tra gli atti dell’inchiesta. “Io ho chiamato anche l’altra volta. Ho la minaccia di uno, un ragazzo marocchino come me. Mi seguiva tutti i giorni, però lui ha il divieto che non può entrare a Foggia, mi minacciava sempre. Mo’ tutti i giorni viene vicino casa mia: lo caccio, ma lui viene lo stesso. Mo’ ho finito di lavorare, il tempo di arrivare a casa e lui sta correndo dietro di me, sta dietro di me. L’ho denunciato, mo’ sta arrivando verso di me”, le parole della vittima dopo aver visto Tariq El Mefedel nei pressi della sua abitazione in vico Cibele.

La conversazione poi si interrompe e il poliziotto sente le urla della donna mentre viene colpita a coltellate. Gli agenti arrivano sul posto e la 46enne viene ritrovata riversa a terra in una pozza di sangue. Per lei non c’è nulla da fare, l’uomo viene arrestato poche ore a Roma con gli abiti sporchi di sangue.

Si trova nel nel carcere di Regina Coeli ed è a processo con l’accusa di omicidio aggravato da premeditazione e dall’essere stato commesso ai danni di una donna già vittima di stalking. 

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