Sono 500 i dipendenti della Network Contacts di Molfetta, azienda tra i principali fornitori di call center in Italia che ha gestito anche il centralino della Regione Puglia durante l’emergenza sanitaria, che dovranno trasferirsi nella sede di Palermo. Una decisione comunicata ai primi lavoratori tramite lettera e che ha alzato un polverone. La decisione deriva dall’istituzione nel capoluogo siciliano di un polo di specializzazione del servizio Wind3 per accentrare tutte le attività riguardanti i dipendenti che operano nel settore delle telecomunicazioni. Sono in totale 3mila, sui 6mila totali, i dipendenti a rischio trasferimento. Le organizzazioni sindacali di Slc, Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil hanno indetto uno stato di agitazione all’interno della Network Contacts.
“L’Unione Sindacale di Base delle sedi di Taranto e Molfetta a seguito della decisione della Network Contacts, comunicata in data 8 maggio 2023 alle lavoratrici e lavoratori della sede molfettese di proseguire con l’attuazione del piano industriale ed in particolare di dar seguito al trasferimento di circa 1500 dalla sede di Molfetta alle sedi di Taranto e di Palermo, denunciano con forza l’arroganza dell’azienda e valutano mobilitazioni congiunte dei lavoratori delle due sedi – si legge nella nota del sindacato -. Stiamo parlando di veri e propri licenziamenti camuffati che servono alla Network Contacts per liberarsi di lavoratori che da più anni prestano servizio presso la sede di Molfetta. Per evitare di dar seguito al piano industriale, l’azienda ha proposto un diverso calcolo del TFR previsto dal contratto nazionale (una rapina vera e propria), un meccanismo che penalizza le cosiddette malattie brevi, oltre ai precedenti sacrifici previsti dall’accordo scandaliso di ottobre 2019. Proposte inaccettabili per i lavoratori, che hanno già subito l’accordo “lacrime e sangue” voluto dall’azienda e sottoscritto da CGIL- CISL e UIL dopo il referendum farsa Il grande successo dello sciopero del 5 maggio a Taranto contro l’iperflessibilità dei turni, i tagli alla retribuzione contrattuale e ai costi della sicurezza ha dimostrato come le lavoratrici e i lavoratori indipendentemente dalle sedi in cui sono impiegati sono stanchi dell’arroganza aziendale che sta scaricando sulla parte più debole l’assurdo meccanismo ricattatorio e perverso degli appalti al massimo ribasso. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro congiunto tra lavoratrici e lavoratori delle sedi di Molfetta e di Taranto per discutere della mobilitazione da mettere in campo per far fronte alla situazione, per ribadire ancora una volta il NO al Piano industriale aziendale e per scongiurare altri accordi al ribasso come quello del 2019 che hanno colpito diritti e retribuzioni e non hanno scongiurato i licenziamenti”.
“Un vero disastro economico e sociale per la città – denunciano dalla sezione molfettese di Rifondazione Comunista – già piegata da anni di immobilismo della politica locale, incapace di dare una prospettiva economica alla nostra città . In tutto questo il Sindaco e la sua amministrazione sono chiusi in un silenzio inaccettabile, nonostante le nostre innumerevoli denunce pubbliche, sia in consiglio comunale che in città almeno dal 2018. In questo silenzio assordante che si sta consumando la distruzione dei diritti e delle retribuzioni dei lavoratori fino ad arrivare ai licenziamenti mascherati di oggi. Una notizia come questa dovrebbe far scattare dalla sedia ogni sindaco, spingendolo a convocare un tavolo di confronto e testimoniare sostegno e solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie. Pensiamo che quanto stia accadendo meriti attenzione, pensiamo che la città debba conoscere il gioco al ribasso che la Network Contacts sta perpetuando ormai da 5 anni sulla pelle dei lavoratori. Per queste ragioni abbiamo deciso di rompere il muro del silenzio e di portare la discussione in città assieme ai lavoratori e alle lavoratrici. L’appuntamento è domenica 14 maggio ore 11 su Corso Umberto, altezza galleria patrioti molfettesi. In caso si pioggia, l’evento si terrà presso la sede dell’USB in via Giacomo Salepico 59/61. Se toccano uno toccano tutti”.