Il Consiglio comunale di Bari ha approvato ieri con 22 voti favorevoli l’ordine del giorno, sottoscritto da tutti i capigruppo della maggioranza, con il quale “l’amministrazione dichiara non gradita, anche per le prossime edizioni della Fiera del Levante e nei Saloni specializzati, la partecipazione in qualsiasi forma dello Stato di Israele, o di suoi rappresentanti, sino a quando non porrà fine all’intervento militare nella Striscia di Gaza e alla violazione dei diritti umani della popolazione civile”.
Primo firmatario è il consigliere Michele Laforgia. Durante il suo intervento Laforgia ha inoltre ha chiesto al sindaco, Vito Leccese, di esporre il lenzuolo bianco come sudario da ieri in poi, per ricordare tutte le vittime della guerra in Palestina.
L’ordine del giorno ribadisce inoltre “la più ferma condanna del terrorismo e dei crimini di guerra perpetrati nella Striscia di Gaza ed esprime la propria piena solidarietà al popolo palestinese e al popolo di Israele, che hanno diritto a vivere in sicurezza negoziando il loro futuro in pace mediante rappresentanze legittime e rispettose del diritto internazionale”.
Il documento segue la mozione approvata dallo stesso Consiglio comunale lo scorso 13 gennaio, con la quale si impegnava il sindaco a trasmettere al governo italiano la richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina come entità sovrana e indipendente, conformemente alle risoluzioni delle Nazioni Unite e al diritto internazionale.
“A causa del genocidio di inermi palestinesi in atto da parte del Governo Netanyahu”, il governatore pugliese Emiliano ha poi invitato “tutti i dirigenti e dipendenti della Regione, delle sue Agenzie e delle società partecipate” ad “interrompere ogni rapporto di qualunque natura con i rappresentanti istituzionali del suddetto Governo e con tutti quei soggetti ad esso riconducibili che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di organizzare iniziative per far cessare il massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza”. Si tratta di “una posizione nei confronti del governo Netanyahu, non del popolo israeliano”.