Dipendenza da droghe pesanti. Tanti giovani cedono a cocaina, eroina e altri tipi di sostanze stupefacenti, senza pensare a come iniziano ad uccidere ancor prima di diventarne dipendenti. Con Giovanni abbiamo scoperto cosa significa essere in balia della droga e come non sia per niente facile uscirne. Stiamo seguendo il suo percorso, fatto di alti e bassi, con la speranza che possa concludersi nel migliore dei modi. Un altro esempio ci arriva da Leonardo. Il 30enne, originario di Milano, vive sotto i portici di via Capruzzi. Dopo anni di comunità era riuscito a sconfiggere la sua dipendenza dalla cocaina, ma un avvenimento lo ha fatto cadere nel baratro. “Ne faccio uso da quando avevo 14 anni. Ai miei 18 anni sono entrato nella prima comunità. Dopo anni di alti e bassi, finalmente sono riuscito a uscirne dopo 3 anni e mezzo di comunità, ma un anno fa sono ricaduto nel vortice della cocaina”. Leonardo ha una fidanzata e un figlio di 6 mesi. La ragazza non ha mai fatto uso di droghe e vuole a tutti i costi che il padre di suo figlio si riprenda in mano la vita. “Per questo ho deciso che dopo le festività ritornerò in comunità. Non lo devo fare solo per me, lo devo fare per mio figlio. Quando sarà grande non deve sapere che sono in mezzo alla strada. Deve crescere con me e io devo essere alla loro altezza”. La vita di Leonardo non è stata mai facile. Sua madre era una tossicodipendente, morta qualche mese fa di overdose. Lo aveva abbandonato e lui ha sempre avuto la speranza che potesse tornare a vivere con lei. Alla cocaina si è avvicinato per paura della solitudine. “Rifugiarsi nella droga non è la soluzione. Cambi completamente. Non solo fisicamente diventando sempre più magro, ma si diventa aggressivi e ogni persona diventa il nemico”. Leonardo sottolinea orgoglioso di avere la fedina penale pulita. “Vivo di elemosina o chiedendo il caffè ai parcheggi. A mangiare vado a Sant’Antonio o all’Area 51, ma non mi è mai venuto in mente di rubare o fare del male alle persone. Sono un bravo ragazzo che ha ceduto alla droga. Spero un giorno che mio figlio non mi veda in queste condizioni”.
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- di: Raffaele Caruso
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