Al Policlinico di Bari è attivo un modello terapeutico innovativo per il trattamento delle ustioni gravi, basato sull’integrazione tra escarolisi enzimatica precoce e chirurgia biorigenerativa. Una combinazione avanzata di tecniche mini-invasive che consente di evitare interventi di chirurgia tradizionale, ridurre il rischio di complicanze, abbreviare i tempi di guarigione e migliorare la qualità degli esiti cicatriziali, anche nei pazienti pediatrici.
“L’escarolisi enzimatica precoce permette di rimuovere il tessuto necrotico causato dall’ustione in modo selettivo, sfruttando l’azione di enzimi specifici che agiscono solo sulla parte danneggiata. Questo consente di preservare il derma vitale residuo e di intervenire entro le prime 24 ore, riducendo drasticamente il rischio di infezioni sistemiche e il peggioramento del quadro clinico”, spiega il direttore del Centro Ustioni, Giulio Maggio.
Una volta rimossi questi tessuti, entra in gioco la chirurgia biorigenerativa. “Attraverso matrici biostimolanti – aggiunge il dottor Maggio – membrane biologiche o biosintetiche, che vengono applicate direttamente sulla lesione e restano a contatto per circa 15-20 giorni, è possibile stimolare il processo di rigenerazione spontanea delle aree ustionate, con minori traumi per il corpo del paziente, una riduzione delle infezioni e cicatrici meno invalidanti. Nel trattamento delle ustioni, questo significa evitare grandi rimozioni chirurgiche nonché il prelievo di cute da altre parti del corpo per effettuare innesti, come avviene nella chirurgia ricostruttiva tradizionale”.
L’ultimo caso trattato con successo al Policlinico è quello di una bambina di appena 18 mesi, ricoverata con ustioni intermedio-profonde estese al 40% della superficie corporea, provocate da un incidente domestico. È stata trattata con questo protocollo terapeutico integrato, che ha permesso la guarigione completa in appena 35 giorni, senza complicanze e senza ricorrere a trapianti cutanei.

