Con ogni probabilità il 49enne Marino Tatoli, trovato morto in una roulotte incendiata e distrutta dalle fiamme la serata del 22 maggio scorso, potrebbe essere stato bruciato vivo salvo che i gas derivanti della combustione ne abbiano determinato il decesso.
Autore del delitto – secondo l’accusa – sarebbe stato Carlo Amoruso, di 37 anni, di Bisceglie, arrestato dai carabinieri sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla magistratura tranese.
Gli inquirenti parlano di un’azione “compiuta nei confronti di una persona che era in una situazione di minorata difesa”, di un assassinio ancora senza un movente ma “pianificato perché l’indagato ha cambiato la posizione di una delle telecamere di videosorveglianza, quella che puntava sulla roulotte,” e di un delitto “crudele perché la vittima potrebbe essere stata bruciata viva”.
La roulotte era ferma in un autoparco in via Copenaghen a Bisceglie, nel nord Barese, dove la vittima svolgeva il lavoro di custode. Il 37enne è accusato di omicidio volontario pluriaggravato e incendio doloso e stamattina dinanzi al gip del tribunale di Trani, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Ha raccolto cartoni, pedane, copertoni a cui ha dato fuoco e ha assistito alle fiamme che divampano alte e potenti dal gabbiotto, senza fare nulla, nonostante abbia detto di aver provato a chiamare i soccorsi e la vittima”, ha spiegato il capo della Procura di Trani, Renato Nitti, nel corso di una conferenza stampa. All’indagato, che poche settimane prima dell’omicidio aveva iniziato a svolgere lo stesso lavoro della vittima, sono contestate “le aggravanti della crudeltà, del mezzo insidioso e della minorata posizione della vittima”, ha sottolineato Nitti