“Signor Sindaco, le scrivo per raccontarle l’ennesima storia per cui la nostra città non potrà mai crescere e diventare quello che si merita di essere davvero. Sono una residente e amante della nostra città , ho un cugino di Ceglie Messapica, un ragazzo del 1997 che ha deciso nella vita di investire e fare l’imprenditore. Ha una braceria sempre a Ceglie Messapica, effettua servizi catering e gira come ambulante per le feste patronali con la sua attività . È un ragazzo che crede molto in quello che fa mettendo tutta la sua passione”.
Inizia così il racconto social di una giovane barese sui social. “Quest’anno, sapendo la bellezza e la grandezza della festa di San Nicola, ha pensato di voler venire con la sua brace e far gustare i suoi panini buonissimi a tutti, o almeno lo pensava. Ha partecipato regolarmente al bando (pagando anche una bella cifra) e in modo altrettanto regolare ha ricevuto un’autorizzazione e un posto assegnato, nello specifico il posto numero 26 (fronte mare) – si legge -. Per settimane si è preparato per questa festa, mettendo in campo forze personali e risorse anche economiche, ma anche tutto l’entusiasmo che appartiene ad un ragazzo che svolge il suo lavoro con amore e dedizione”.
“Si è presentato nel suo posto assegnato, il numero 26, e dopo poco i vigili urbani gli hanno detto che quel posto, anche se assegnato a lui, non poteva essere da lui occupato e che doveva andare via, senza fornire alcuna motivazione – si legge ancora -. Lui che è una brava persona, forse ingenua, ha richiesto un altro posto dove potersi posizionare e sa dove l’hanno fatto posizionare? Come ultima bancarella, alla fine della festa, accanto alle transenne (ingresso capitaneria) molto distante da tutti gli altri. E se non fosse andato bene, il vigile lo ha anche invitato a tornarsene a casa”.
“Più volte ha cercato un confronto con le forze dell’ordine, cercando anche di capire perché questo posto numero 26 a lui assegnato non possa essere occupato regolarmente da lui, ma anche perché dovesse spostarsi così lontano avendo tutte le autorizzazioni in regola, perché questo fantomatico posto numero 26 dovesse rimanere libero (e così lo è stato per tutta la sera) e soprattutto perché gli altri potessero rimanere lì nei loro posti assegnati al contrario suo. E sa qual è la risposta che ha avuto? La più brutta che si possa avere ‘Quelli da la non possiamo spostarli!’ intimando il fatto che ‘appartenessero’ a qualcuno – conclude -. Le lascio immaginare la tristezza e lo sconforto di un ragazzo che aveva gli occhi pieni di gioia nel portare la sua attività in una città e ora si ritrova a cercare di capire se potrà coprire le spese. Spero possa leggere il mio messaggio e poter rimediare per le prossime serate. Una residente estremamente amante della sua città ma ormai affranta da questi modi di fare per cui non cresceremo mai”.