Omicidio Vito Romito a Bari, 21 anni dopo torna in libertà Roberto Boccasile: era stato condannato a 30 anni

Torna in libertà Roberto Boccasile, il 38enne finito in carcere con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio di Vito Romito, avvenuto a Bari il 30 novembre 2004.

La decisione è stata presa dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bari, che hanno accolto l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati Carlo Russo Frattasi e Dario Vannetiello, dopo che nei giorni scorsi la Cassazione aveva annullato con rinvio la condanna a 30 anni di reclusione per quell’omicidio.

Boccasile era stato condannato sia in primo grado, nel 2021, sia in appello, nel 2024, per omicidio aggravato dal metodo e dall’agevolazione mafiosa. La Cassazione, nonostante le testimonianze di dieci collaboratori di giustizia, ha però annullato la seconda sentenza e ora sarà necessario celebrare un nuovo processo davanti ai giudici di un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Bari.

Il delitto fu commesso in pieno giorno e fu ritenuto dagli inquirenti una vendetta rispetto all’omicidio di Antonio Fanelli, avvenuto tre giorni prima e attribuito dalla Dda di Bari al clan Strisciuglio, al quale apparteneva Romito. Boccasile, secondo l’accusa, con quel delitto avrebbe invece agevolato il clan Capriati.

Omicidio Vito Romito a Bari, la Cassazione annulla la condanna a 30 anni per Boccasile: processo da rifare

La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio ad altra sezione della Corte d’assise d’appello di Bari, la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Roberto Boccasile, finito a processo per l’omicidio di Vito Romito, avvenuto a Bari il 30 novembre 2004.

Boccasile era stato condannato sia in primo grado, nel 2021, sia in appello, nel 2024, ma oggi la Cassazione ha annullato la seconda sentenza e accolto il ricorso degli avvocati dell’imputato, Carlo Russo Frattasi e Dario Vannetiello, che avevano evidenziato sia «la inconciliabilità delle dichiarazioni» dei dieci collaboratori di giustizia ascoltati tra primo e secondo grado, «con quelle rese dal testimone oculare dell’azione omicidiaria», sia «la genericità di una parte significativa» delle accuse, come spiegano gli avvocati in una nota.

Boccasile era stato condannato per omicidio aggravato dal metodo e dall’agevolazione mafiosa: il delitto fu commesso in pieno giorno e fu ritenuto dagli inquirenti una vendetta rispetto all’omicidio di Antonio Fanelli, avvenuto tre giorni prima e attribuito dalla Dda di Bari al clan Strisciuglio, al quale apparteneva Romito. Boccasile, secondo l’accusa, con quel delitto avrebbe invece agevolato il clan Capriati.

La procura generale della Cassazione aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato dagli avvocati di Boccasile, che invece è stato accolto.