Gli imputati sono Francesco Stallone e Michele Verderosa, condannati in secondo grado rispettivamente a 10 e 7 anni di reclusione. I Supremi giudici hanno quindi ordinato un nuovo processo d’appello.
Continue readingOmicidio De Gennaro a Molfetta, il killer Onofrio De Pasquale condannato a 16 anni: tentò di murare il cadavere
Onofrio De Pasquale, 33enne originario di Bisceglie, è stato condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio del 23enne Dario De Gennaro risalente al 16 febbraio 2023.
La giovane vittima venne uccisa in un appartamento in via Immacolata a Molfetta con 36 coltellate, l’assassino cercò di occultare il cadavere murandolo in un’intercapedine della stessa abitazione.
All’origine della colluttazione, sfociata poi in omicidio, motivi legati al mondo dello spaccio e della droga. La sentenza è arrivata al termine del processo con rito abbreviato. De Pasquale dovrà riconoscere anche il pagamento delle spese del procedimento e di mantenimento in carcere durante la custodia cautelare.
A lui concesse le attenuanti generiche e non contestata la premeditazione del delitto. I familiari di De Gennaro ritengono la pena non congrua alle modalità dell’omicidio.
Bari, uccide 21enne dopo una lite in stazione: pena ridotta in Appello per il killer 25enne
La Corte di Assise di Appello di Bari ha ridotto la condanna di Romeo Okoidigun, 25enne di nazionalità nigeriana, da 15 anni e 8 mesi di reclusione a 14 anni e 8 mesi di reclusione per l’omicidio volontario del 21enne somalo Abdi Aboala.
Il corpo della giovane vittima fu trovato senza vita vicino ai binari della stazione centrale di Bari la notte tra il 17 e il 18 febbraio 2022. Il 25enne, reo confesso, fu fermato dopo poche ore dal delitto, identificato grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza.
L’arma del delitto un coltello di 33 centimetri che il 25enne aveva con sé quando fu fermato dalla Polizia con ancora gli abiti sporchi di sangue. Secondo quanto emerso, prima che scoppiasse la rissa, tra i due pare ci fosse stato un approccio sessuale.
Avevano bevuto insieme birra e gin e poi fumato marijuana. Da lì poi sarebbe nata una colluttazione nella quale il 25enne ha accoltellato e ucciso il 21enne. “Mi dispiace molto per quello che è successo, ma non so perché è successo”, le parole dell’assassino dopo il suo arresto.
La Procura, ipotizzando l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi, chiese l’ergastolo ma l’aggravante venne esclusa già in primo grado dai giudici della Corte di Assise. Durante il primo processo il 25enne fu anche sottoposto a una perizia psichiatrica che ha rilevato un “vizio parziale di mente”.
Omicidio a Galatone, ucciso il 66enne Sebastiano Danieli: il presunto killer non confessa. Domani l’autopsia
Si terrà questa mattina, nel carcere di Borgo San Nicola, l’interrogatorio di convalida del fermo per Cosimo Loiola, il 45enne di Galatone accusato dell’omicidio di Sebastiano Danieli, il 66enne trovato morto nel suo podere con una profonda ferita alla testa.
Secondo le prime informazioni Loiola non ha confessato l’omicidio ed è stato anche poco collaborativo durante i primi interrogatori nella caserma di Gallipoli. L’autopsia sarà conferita nella giornata di domani, venerdì 14 febbraio.
Nello stesso giorno dovrebbe svolgersi l’esame autoptico sul corpo della vittima, attualmente nella camera mortuaria del Fazzi di Lecce. Danieli sarebbe stato ucciso con un’ascia di ferro, raggiunto prima alla schiena, poi alla nuca.
Omicidio a Taurisano, uccide la moglie con 29 coltellate. Il killer pestato in carcere: “Qui non sei gradito”
Sarebbe stato aggredito violentemente da un gruppo di detenuti all’interno della sua cella, nel carcere di Taranto dove era da poco arrivato in seguito al suo trasferimento dalla casa circondariale di Foggia.
L’episodio è avvenuto una settimana fa, ma è stato reso noto nelle scorse ore. La vittima è Albano Galati, il 57enne di Taurisano (Lecce) che il 16 marzo 2024 uccise la moglie Aneta in casa con 29 coltellate, ferendo la vicina di casa dove la donna si era rifugiata per sfuggire alla furia omicida del marito. L’uomo sarebbe stato vittima di una spedizione punitiva anticipata, al suo arrivo, da forti minacce che lo esortavano ad andare via perché «non gradito».
A darne notizia in una nota sono i suoi legali, Luca Puce e Davide Micaletto, che si dicono «allibiti e amareggiati per un episodio di violenza selvaggia che poteva e doveva essere prevenuto da chi ne aveva il compito e il potere». Galati avrebbe riportato forti traumi lacero-contusi al volto e varie contusioni al corpo che gli avrebbero provocato difficoltà di deambulazione e di respirazione.
Si trovava nella sezione destinata ad accogliere i detenuti comuni, dove era stato destinato «come se non fosse difficile immaginare – commentano i due legali – che, a causa del reato contestatogli, sarebbe stato immediatamente attenzionato».
Per i due legali si tratta di un episodio di «una gravità inaudita» che implica «evidenti responsabilità gestionali», e annunciano che sarà l’avvio di opportuni approfondimenti al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), inoltrando ogni istanza istruttoria anche al ministro della Giustizia Nordio. Il processo a carico di Galati non è ancora iniziato. Dopo l’aggressione è stato trasferito in un’altra sezione.
Omicidio a Galatone, ucciso il 66enne Sebastiano Danieli: fermato il vicino 45enne Cosimo Loiola
Il 45enne Cosimo Loiola è stato sottoposto a fermo per l’omicidio del 66enne Sebastiano Danieli, trovato morto ieri con una profonda ferita alla testa nel suo appezzamento di terra a Galatone, in provincia di Lecce.
Il movente dell’omicidio sarebbe legato a dissidi per confini terrieri. Loiola infatti è il suo vicino di podere. Già in passato i due avevano litigato. Il 45enne non avrebbe ancora confessato.
L’arma usata per il delitto è stata ritrovata, si tratta di un’ascia che era custodita a casa di Loiola. Il fermo è stato disposto dal pubblico ministero Rosaria Petrolo.
I familiari della vittima, sentiti dai carabinieri, hanno riferito di precedenti minacce di Loiola a Danieli, rivolte anche recentemente. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Gallipoli coordinati dal capitano Alessandro Monti, e dal personale del nucleo investigativo provinciale diretto dal tenente colonnello Cristiano Marella.
Ad aiutare gli inquirenti anche le immagini delle telecamere delle vicine abitazioni installate nella zona dell’omicidio e lungo il tragitto percorso dal presunto assassino sia prima che dopo l’omicidio. Loiola, che non ha rilasciato alcuna versione sull’accaduto, è stato portato in carcere.
Omicidio a Galatone, ucciso il 66enne Sebastiano Danieli: cadavere trovato in campagna
Un pensionato 66enne, Sebastiano Danieli, è stato ucciso a Galatone, in provincia di Lecce. Secondo i primi accertamenti l’uomo sarebbe stato colpito con un oggetto contundente alla testa.
Tra le prime ipotesi sul movente, quella che l’uomo possa essere stato ucciso per dissidi legati ai confini della campagna in cui il corpo è stato trovato riverso per terra, con una profonda ferita al capo.
Il corpo è stato notato da un automobilista che passava nella stradina adiacente all’appezzamento di terra delimitato da un muretto a secco molto basso. E’ stato lui a chiamare i carabinieri.
Sono intervenuti il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi, il sostituto procuratore di turno Rosaria Petrolo, il medico legale, e i carabinieri del nucleo investigativo di Lecce.
Omicidio Sadiku a Binetto, il 37enne bitontino Francesco Colasuonno a processo: è accusato di omicidio
La Dda di Bari ha chiesto e ottenuto il processo immediato nei confronti di Francesco Colasuonno, il 37enne bitontino arrestato a dicembre con l’accusa di essere il presunto responsabile dell’omicidio di Edwin Sadiku, avvenuto il 3 febbraio 2017 a Binetto.
La vittima, di origine albanese e appartenente al clan Cipriano, aveva manifestato la volontà di voler collaborare con la giustizia. Sadiku fu raggiunto da 12 colpi d’arma da fuoco. Il processo è fissato per il prossimo 8 aprile davanti alla Corte d’Assise.
Tragedia a Molfetta, schianto auto-moto: muore 16enne. Aperta inchiesta per omicidio stradale
Un 16enne è morto e un altro suo coetaneo è rimasto ferito in un incidente stradale nella tarda serata di ieri a Molfetta, in provincia di Bari. La vittima è Davide Farinola, suo padre Luigi è un operaio di 37 anni morto nel 2008 a Molfetta nell’incidente sul lavoro al Truck Center, dove in 5 persero la vita per le esalazioni di acido solfidrico in una cisterna.
I mezzi coinvolti sono due: uno scooter, a bordo del quale c’erano i due 16enni, e un’auto guidata da un 19enne che si è fermato a prestare soccorso. Indagano i carabinieri.
Non si esclude che uno dei due mezzi possa aver fatto una manovra azzardata. La procura di Trani ha aperto un’inchiesta per omicidio stradale e l’automobilista è stato sottoposto a test finalizzati a rilevare l’assunzione di alcol o droghe.
Di Giacomo ucciso in 3 minuti da Vassalli: in aula la ricostruzione e i retroscena dell’omicidio a Poggiofranco
Salvatore Vassalli ha impiegato solo tre minuti per uccidere Mauro Di Giacomo, il fisioterapista ammazzato nel piazzale sotto casa, in via Tauro nel quartiere Poggiofranco, la sera del 18 dicembre 2023.
Nella giornata di ieri il commissario Roberto Stramaglia ha illustrato in Corte d’Assise lo svolgimento delle indagini da parte della Polizia sull’omicidio, basate su tabulati telefonici, testimoni oculari, visione delle telecamere di videosorveglianza e i 7 bossoli trovati sull’asfalto.
Vassalli ha colto di sorpresa la vittima sotto casa mentre rientrava dal lavoro, ha scaricato l’intero caricatore di una pistola 7.65, ha inferito sul corpo esanime colpendo la vittima al volto prima di fuggire via. Il 59enne di Canosa è a processo con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato da premeditazione, crudeltà , minorata difesa e futili motivi.
All’origine del delitto la causa civile della figlia contro il fisioterapista barese per una presunta manovra che nel 2019 le avrebbe causato un danno ad un braccio. Per la famiglia Vassalli era diventata un’ossessione, tanto che nel 2022 il killer aveva prenotato una seduta con lo stesso Di Giacomo a nome di un noto mafioso lucano, ex datore di lavoro dello stesso Vassalli. Sul pc della figlia invece è stato trovato un file word chiamato “Merda” in cui venivano descritti tutti i contatti avuti nel tempo con Di Giacomo. Il 25 febbraio si tornerà in aula per sentire gli ultimi testimoni dell’accusa.