Taranto, ragazzo autistico bocciato al terzo anno. La lettera toccante della mamma: “Non è una tua sconfitta”

“Sono stato bocciato”: si apre con queste parole, pronunciate da un ragazzo autistico, il video diffuso sui social dalla cooperativa Logos e dall’associazione Autisticamente APS, che accompagna una toccante lettera scritta dalla madre.

Una testimonianza intensa che racconta la bocciatura del figlio al terzo anno di un istituto con sede in un paese della provincia di Taranto che sta suscitando sconcerto e solidarietà sul web, anche da parte di docenti di sostegno. Secondo Logos, la vicenda non è solo un episodio scolastico, ma “la testimonianza di una ferita educativa” che riguarda molte famiglie.

“Il sistema – si legge nella nota – troppo spesso non vede, non ascolta, non accoglie”. La lettera, sottolineano, non cerca pietismo né lancia accuse personali, ma invita a una riflessione collettiva sul significato autentico dell’inclusione scolastica e social”. Nel suo messaggio, la madre del ragazzo racconta l’impegno quotidiano del figlio, le sue conquiste, le sue difficoltà e il dolore di una bocciatura comunicata in modo freddo. “Hai lavorato duramente, superato i tuoi limiti, ma la scuola non ti ha visto davvero”, scrive. “Questa non è una tua sconfitta, ma lo è per chi non ha saputo cogliere il tuo progetto di vita”.

La lettera denuncia anche il rischio implicito delle programmazioni differenziate, spesso proposte automaticamente a studenti con disabilità, senza tentare percorsi personalizzati su obiettivi minimi. “Firmare una programmazione differenziata a 14 anni può segnare una sentenza educativa che preclude perfino l’accesso all’università”, afferma la cooperativa.

La vicenda ha aperto un dibattito acceso sui social, dove sono arrivati messaggi di vicinanza da parte di tanti docenti e operatori. Un’insegnante di sostegno ha scritto: “Non sei tu ad aver fallito. Ti hanno negato quel legame che solo un insegnante che ama il proprio lavoro può costruire. Un giorno dimostrerai la tua grandezza”.

Mamma e figlio autistico sfrattati a Taranto, c’è lo sgombero: “Presi in giro non so dove andremo”

È stato eseguito ieri lo sfratto dall’appartamento di Taranto in cui risiedevano di Adriana Parisi e del figlio autistico Saverio, di 34 anni, dopo la vendita della casa all’asta in quanto la donna e suo marito (che si sono separati nel 2016), non sono più riusciti a pagare le rate del mutuo.

Adriana aveva presentato nuove offerte economiche per l’acquisto o semplice affitto dell’immobile, e chiesto quanto meno di differire lo sgombero per consentire al figlio ad abituarsi gradualmente alla nuova destinazione, considerando che i cambiamenti improvvisi potrebbero provocargli stress emotivo. Ieri mattina, dopo il rinvio ottenuto lo scorso mese, è avvenuto lo sgombero esecutivo dell’immobile.

Non è bastata la raccolta fondi avviata dal Comitato spontaneo #iostoconSaverio. “Questa – ha dichiarato Adriana Parisi – è l’epilogo di 3 anni di battaglie. Avevo chiesto 24 ore di tempo per spostarmi con Saverio e svuotare casa e sistemarmi in un B&B che avrei dovuto visionare per valutare se risultava idoneo. Mi hanno presa in giro, mi hanno detto di mandare via la stampa e togliere qualcosa per far vedere la buona volontà, assicurandomi che avrei anche potuto restare qui con Saverio per la notte. Questa è stata l’ennesima bufala”.

“I servizi sociali – ha aggiunto la donna – hanno trovato un posto che probabilmente sarà pronto tra un paio di mesi, poi sono andati via. E sono stata costretta a sgombrare casa alla meno peggio. Non vi fidate, anche se c’è un ragazzo disabile non importa a nessuno. Dove andrò? Non lo saprà nessuno”.

Bari, schiaffo ad alunno autistico all’uscita di scuola: condannato professore di sostegno

Un professore di sostegno è stato condannato con l’accusa di abuso di mezzi di correzione per aver tirato uno schiaffo ad un alunno affetto da sindrome dello spettro autistico con problemi di iperattività che stava creando confusione all’uscita da scuola.

L’episodio è avvenuto nella provincia di Bari e risale a dicembre 2023. Il ragazzo è scoppiato a piangere e ha attirato l’attenzione dei presenti, è tornato a casa con il volto arrossato e da lì era partita la denuncia.

Non si tratterebbe di un caso isolato. Nella denuncia si fa riferimento anche ad altri episodi: il professore, secondo l’accusa, avrebbe in più occasioni tirato le orecchie e pizzicato le braccia.

Per il docente è arrivata una condanna di 5 mesi e 15 giorni di reclusione, convertita in una multa di 2mila euro. La difesa ha presentato opposizione e il professore ha respinto ogni accusa. Nei suoi confronti è stato avviato anche un procedimento disciplinare da parte della scuola, attualmente sospeso in attesa della definizione di quello giudiziario.

Bari, insegnante di sostegno fa sedere bimbo autistico sulla “sedia della vergogna” in classe: l’ira della mamma

“Mio figlio autistico di 8 anni sulla sedia della vergogna in classe, da allora ha iniziato a farsi la pipì addosso”. Inizia così la denuncia di una mamma ai microfoni de La Repubblica di Bari. La vicenda prende luogo in scuola primaria barese. Una sedia “camomilla” o della “riflessione”, questo sarebbe il metodo scelto dall’insegnante per “punire” un bambino autistico. In realtà però l’esperimento ha avuto risvolti assolutamente negativi.

“Ha fatto sedere mio figlio di fronte ai compagni di classe, tra l’armadio e il muro, senza dover toccare nessuno. Senza motivo, solo perché la nuova docente temeva che il bambino potesse far male a qualcuno – racconta -. In una settimana è precipitato a livello psichiatrico. Ha iniziato a farsi la pipì addosso dopo essere stato sottoposto alla sedia della vergogna. Viene anche chiamata sedia della riflessione, ma ha rappresentato soltanto un momento di mortificazione. L’insegnante non sapeva gestire la situazione. Mi ha chiamata affermando che dovevamo mandarlo in una struttura ad hoc. La maestra è andata via ammettendo che stava scaricando sul bambino la frustrazione di molti problemi legati al lavoro in classe”.