Processo Codice Interno, il boss Savinuccio Parisi intercettato: “Io non rimpiango niente rifarei tutto”

«Io non rimpiango niente… rifarei tutto». Parlava così, intercettato, il boss del quartiere Japigia di Bari Savinuccio Parisi, da tempo in carcere a Terni e imputato in abbreviato nell’ambito dell’inchiesta Codice interno, che ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina.

Il prossimo 12 febbraio è previsto l’esame di Parisi, per il quale la Dda ha chiesto la condanna a 20 anni di reclusione. Secondo l’accusa, Parisi continuerebbe a gestire gli affari del clan anche dal carcere, mandando ambasciate ai suoi familiari (soprattutto al figlio Tommaso, anche lui detenuto nell’ambito della stessa inchiesta) e al fratello Giuseppe ‘Mames’, considerato il reggente del clan nella sua assenza.

Nelle videochiamate autorizzate, e intercettate dagli inquirenti, Parisi continuerebbe a dare indicazioni e a ottenere informazioni usando un linguaggio «criptico e allusivo», come si legge negli atti della Dda, fatto di parole in codice e gesti con le mani.

«Mi raccomando aspetta a me, quando vengo io dobbiamo sistemare qualche cosa», dice Parisi in un’intercettazione con il cugino che, da quanto emerso, avrebbe difficoltà a trovare lavoro. «Mames mi raccomando per piacere, non ti mettere in mezzo a nessun impiccio», è invece un consiglio dato al fratello. Nelle prossime udienze verranno interrogati, oltre Parisi, anche suo figlio Tommaso e l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri.

Pistole e armi in discoteca: i baby Palermiti e Parisi fanno scena muta davanti al gip

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Savino Parisi ed Eugenio Palermiti, il 28enne e il 21enne arrestati venerdì a Bari con l’accusa di detenzione e porto d’armi aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

I due, nipoti dei boss (omonimi) del quartiere Japigia di Bari, in un’occasione si sarebbero presentati armati nella discoteca Divinae Follie di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani), e avrebbero eluso i controlli delle forze dell’ordine grazie all’aiuto di bodyguard compiacenti che li avrebbero aiutati a uscire dal locale.

Dalle indagini della Dda, condotte dai carabinieri, è emerso come Palermiti fosse armato anche la sera del 22 settembre scorso nella discoteca ‘Bahia’ di Molfetta (Bari), quando il 21enne Michele Lavopa sparò per colpire lui – che rimase ferito insieme ad altri tre amici – ma uccise la 19enne Antonia Lopez, detta Antonella.

Parisi e Palermiti si trovano in carcere. Il primo è difeso dagli avvocati Nicola Oberdan Laforgia e Michele Dell’Erba; Palermiti da Andrea Casto.

Bari, i baby Parisi e Palermiti arrestati perché meditavano vendetta contro Lavopa: “È un morto che cammina”

Il 21enne Eugenio Palermiti e il 28enne Savino Parisi, entrambi nipoti degli omonomi boss (Eugenio come suo nonno e Savino come suo zio), avrebbero potuto utilizzare le armi in loro possesso per vendicare l’omicidio di Antonella Lopez, la 19enne uccisa al Bahia Beach di Molfetta il 22 settembre scorso, e il ferimento dello stesso Palermiti se lasciati in libertà. Per questo il gip di Bari ha disposto nei loro confronti la detenzione in carcere per porto e detenzione d’arma aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

Bari, il pentito De Santis inguaia l’ex sindaco Decaro: “Ha incontrato il fratello del boss Savinuccio Parisi”

“Massimo Parisi è entrato (nell’Azienda del trasporto pubblico ndr) per politica, prima del concorso era già dentro. Prima della campagna elettorale abbiamo avuto un incontro elettorale in cui c’era l’ex sindaco Decaro. Il clan Parisi ha procurato voti alla politica, sia per il presidente della circoscrizione che per la campagna elettorale al Comune”. Il collaboratore di giustizia Nicola De Santis ha confermato, oggi in aula a Bari, la sua versione su un presunto incontro che l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro avrebbe avuto in passato con Massimo Parisi, fratello del boss di Japigia Savino. Incontro che Decaro ha sempre negato sia avvenuto e su cui la procura di Bari ha indagato decidendo poi di archiviare le indagini. De Santis ne ha parlato in Tribunale in un’udienza del processo nato dall’inchiesta Codice interno, che ha svelato presunti legami tra mafia, politica e imprenditoria cittadina e ha portato la scorsa primavera a 130 arresti e all’invio da parte del Viminale di una commissione d’accesso per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nel Comune.

Le dichiarazioni di De Santis sul presunto incontro tra Parisi e Decaro erano già finite nel provvedimento con cui il tribunale di Bari, lo scorso 26 febbraio, ha disposto l’amministrazione giudiziaria per l’Amtab. De Santis, in precedenza, ha collocato quell’incontro «tra il 2008 e il 2010», prima di una campagna elettorale. «All’epoca il clan – ha aggiunto De Santis oggi in aula – doveva fare la campagna elettorale per il presidente della circoscrizione e per il Comune. Come presidente della circoscrizione Japigia-Torre a Mare era candidato Giorgio D’Amore», che, sempre secondo De Santis, si sarebbe «vantato» dei «duemila voti presi a Japigia».

Spaccio, armi e agguati: a Bari condanne definitive per 7 affiliati del clan Parisi-Palermiti

I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito sette ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Bari (ufficio esecuzioni penali), nei confronti di altrettante persone colpite da sentenze definitive di condanna, per gravi reati commessi in Bari tra il 2015 e il 2019 da soggetti appartenenti e contigui al clan Parisi – Palermiti, egemone in quegli anni nei quartieri Japigia e Madonnella di Bari e in diverse parti della provincia.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte, in diverse fasi, mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, attività tecniche, supportate da diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito, già nel novembre del 2019, l’esecuzione di 15 provvedimenti cautelari.

L’inchiesta trae origine dal rinvenimento e sequestro di un imponente arsenale e deposito di droga operato nel capoluogo dai Carabinieri il 16 ottobre 2014.

Le successive investigazioni permettevano di elevare le seguenti contestazioni:

– l’esistenza e l’operatività del sodalizio mafioso denominato clan Parisi – Palermiti che consolidava la propria forza intimidatrice mediante azioni violente, finalizzate alla commissione di numerosi reati, traendone così ingenti profitti illeciti, egemonizzando il controllo criminale della zona;

– la riconducibilità al predetto sodalizio delle armi e della droga rinvenuti il 16 ottobre 2014;

– l’intervento diretto da parte dei vertici del clan in occasione di contrasti sorti in seno al sodalizio, ovvero con terzi rivali; in proposito, è stata documentata l’esplosione di colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio al circolo U.C. Japigia, avvenuta il 15 marzo 2015, gestito dal genitore di un giovane che, a sua volta, si era reso responsabile del ferimento a colpi d’arma da fuoco di un affiliato dell’organizzazione; ed ancora, l’intervento intimidatorio dei vertici nei confronti di un affiliato responsabile di aver malmenato, senza preventiva autorizzazione, un diretto sodale per divergenza sulla custodia di una partita di droga;

– la gestione, in regime di monopolio, di tutte le piazze di spaccio nei quartieri Japigia e Madonnella, alimentandole con regolarità di cocaina, hashish e marjuana, utilizzando per lo spaccio al dettaglio una folta rete di spacciatori che si avvalevano di comunicazioni telefoniche criptiche, nonché di numerose e sempre nuove utenze telefoniche intestate in modo fittizio a terze persone.

Nel corso dell’indagine sono state tratte in arresto 23 persone, sequestrando un considerevole quantitativo di sostanze stupefacenti. Le pene inflitte con gli odierni provvedimenti oscillano tra i sei ed i diciotto anni di reclusione.

Voto di scambio e mafia, a Bari rinviata l’udienza per 108 imputati: tra loro Olivieri, Savinuccio e Tommy Parisi

L’udienza del processo, legato alla maxi inchiesta Codice Interno sul voto di scambio elettorale-mafioso e celebrato con rito abbreviato, in cui sono coinvolti 108 imputati, è stata rinviata al prossimo 25 ottobre. Sono state formalizzate le ultime richieste di costruzione di parte civile, il gup Giuseppe De Salvatore si è riservato. Il prossimo 8 novembre si discuterà delle relative all’integrazione probatoria sulle criptochat prodotte della Procura verranno.

Nel processo sono coinvolti tra gli altri l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss del quartiere Japigia di Bari, Savinuccio Parisi, e suo figlio Tommaso, alias Tommy, cantante neomelodico. Hanno scelto il rito abbreviato insieme ad altri 106 imputati. La moglie di Olivieri, Maria Carmen Lorusso, è invece a processo con rito ordinario insieme al padre Vito, ex primario dell’Oncologico di Bari in carcere già per altre vicende, e altri 13 imputati. 

Bari, la cognata di Savinuccio Parisi candidata alle Comunali del 2019: era in corsa al municipio nel centrodestra

La cognata, incensurata, del boss Savino Parisi era candidata alle elezioni comunali di Bari nel 2019 nella lista civica Sport Bari a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Pasquale Di Rella. Questo è quanto emerge dalle chat tra alcuni esponenti dei clan Palermiti e Parisi.

La cognata di Parisi era in corsa nel primo municipio, ovvero il quartiere Japigia in cui è egemone il clan di ‘Savinuccio’, e ottenne 21 preferenze. Ma nella lista Sport Bari fu poi eletta consigliera comunale Francesca Ferri, arrestata nel 2022 per voto di scambio. Ferri, eletta con il centrodestra, era passata da pochi mesi con il centrosinistra.

Le elezioni del 2019 a Bari sono al centro dell’indagine Codice interno che lo scorso 26 febbraio ha portato all’arresto di 130 persone per voto di scambio politico-mafioso. Tra le 130 persone finite in carcere e ai domiciliari ci sono anche Carmen Lorusso, consigliera eletta con il centrodestra e poi passata nella maggioranza di centrosinistra; e suo marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale. Le indagini hanno spinto il Viminale a inviare a Bari una commissione ministeriale per accertare l’esistenza di infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale. I Palermiti avevano manifestato ai Parisi perplessità sulla candidatura della cognata del boss, e i timori che la donna potesse rivelare dettagli sulle attività dei clan agli inquirenti.

Auto, 13 immobili e contanti: maxi sequestro di 3 milioni di euro a referente storico del clan Parisi

La Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Bari – Sezione III in funzione di Tribunale della Prevenzione a carico di un noto soggetto pluripregiudicato della Città Metropolitana di Bari, referente storico del clan “Parisi”. Le articolate indagini patrimoniali – esperite dalla DIA sotto l’egida della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari – hanno consentito di dimostrare come il destinatario del provvedimento (allo stato, salvo ulteriore verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio con la difesa) – soggetto socialmente pericoloso in quanto già condannato per associazione di stampo mafioso, riciclaggio, ricettazione, detenzione e traffico di ingenti quantitativi di droga, omicidio colposo – abbia accumulato un patrimonio di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati al Fisco, per cui è stata ritenuta fondata l’ipotesi che detta ricchezza potesse essere il frutto dell’impiego di proventi di attività delittuose.

L’odierna misura ablativa ha riguardato complessivamente un compendio patrimoniale, costituito da 13 immobili (tra cui una palazzina di pregio ubicata nel centro storico di un comune metropolitano), autovetture, denaro contante, diverse disponibilità finanziarie, formalmente intestato a prestanome ma riconducibile al pluripregiudicato, per un valore complessivo stimato in 3 milioni di euro. Il risultato si inquadra nell’ambito delle attività istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti criminali, agendo così anche a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.