Gravina, runner azzannato da due pitbull mentre fa jogging nel bosco: risarcimento da 31mila euro dopo 10 anni

Va a fare jogging nel bosco di Difesa Grande e viene aggredito da due pitbull del proprietario di una masseria a Gravina. A distanza di 10 anni ottiene un risarcimento da 31mila euro.

Il 23 marzo 2015 l’uomo fu azzannato alle gamba, al collo e alle braccia dai due cani. Il tutto durò 20 minuti, come raccontato dalla stessa vittima in aula. L’aggressione fu fermata da un automobilista di passaggio che riuscì a mettere in fuga i pitbull.

Il proprietario dei cani non era presente quel giorno in masseria e, dopo aver raccontato che i cani erano di proprietà del figlio, alla fine ha ammesso che erano suoi.

Bari, crac Ferrovie Sud Est: l’ex amministratore Luigi Fiorillo condannato al risarcimento record di 97 milioni

Luigi Fiorillo, ex amministratore unico di Ferrovie del Sud Est, è stato condannato dal Tribunale civile di Bari a risarcire l’azienda per i danni causati dalla sua gestione tra il 2001 e il 2015 per un valore di 97,23 milioni di euro.

Fiorillo fu condannato nel marzo del 2024 a 10 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e per alcuni episodi di distrazione e dissipazione del patrimonio societario, avvenuti tra il 2001 e il 2015. Le sue condotte, secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari, portarono al crac da 230 milioni della società.

Il Tribunale ha accolto la domanda dell’azienda, considerandola “fondata”, e ha condannato Fiorillo a risarcirla. Nel penale, altre quattro persone sono state condannate a pene da 2 a 4 anni perché riconosciute responsabili, a vario titolo, di episodi di distrazione e dissipazione del patrimonio di Fse.

Omicidio Martimucci ad Altamura, rito abbreviato per due imputati a 10 anni dalla morte. Chiesto maxi risarcimento

Nicola Centonze e Nicola Laquale, arrestati lo scorso febbraio in relazione all’attentato avvenuto ad Altamura il 5 marzo 2015, all’interno del locale Green Table’ in cui rimase ferito, e poi morì dopo cinque mesi, il calciatore 27enne Domenico Martimucci, saranno giudicati con rito abbreviato che si discuterà il prossimo 13 ottobre.

Le accuse a vario titolo nei loro confronti sono di omicidio, tentato omicidio plurimo, detenzione e porto di esplosivo, con aggravante mafiosa. Sono state ammesse come parti civili la Regione Puglia, il Comune di Altamura e i parenti della vittima.

Comune e Regione hanno chiesto agli imputati un risarcimento da 500mila euro,  i genitori, le sorelle e una nipote della vititma oltre due milioni. Per la stessa vicenda sono stati già condannati in via definitiva dalla Cassazione il mandante dell’attentato, il boss Mario D’Ambrosio (a 30 anni di carcere), l’esecutore materiale Savino Berardi (a 20) e uno dei complici, Luciano Forte (a 18 anni). Centonze è considerato dalla Dda di Bari l’intermediario tra mandante ed esecutori, Laquale è l’uomo che avrebbe fornito l’esplosivo.

Volo da Bari arriva a Milano con tre ore di ritardo: Ryanair condannata a risarcire passeggero

Il Giudice di Pace di Bari ha pronunciato una sentenza che condanna la compagnia aerea Ryanair a risarcire un passeggero per il ritardo del volo FR6183 Bari-Milano Malpensa del 29 agosto 2023, giunto a destinazione con oltre tre ore di ritardo.

Al centro del contenzioso vi era il diritto alla compensazione pecuniaria previsto dall’art. 7 del Regolamento CE 261/2004, che stabilisce un indennizzo forfettario, in questo caso di 250 euro, per i passeggeri che subiscono un ritardo pari o superiore a tre ore. Nonostante il tentativo di composizione bonaria, il vettore non aveva dato seguito al pagamento, rendendo necessario il ricorso alla giustizia.

Ryanair ha provato a difendersi sollevando diverse eccezioni preliminari. In primo luogo, ha sostenuto l’improcedibilità della domanda per mancato esperimento della conciliazione obbligatoria, facendo leva sulla delibera ART. Tuttavia, il giudice ha rigettato questa tesi richiamando sia la Cassazione sia la recentissima pronuncia del TAR Piemonte, che ha ritenuto incompatibile il meccanismo della conciliazione obbligatoria con la natura stessa della compensazione pecuniaria, nata per garantire un ristoro immediato, certo e automatico ai passeggeri.

L’articolo 7 del Regolamento, infatti, non è oggetto di negoziazione: è la legge stessa a stabilire l’importo da riconoscere al viaggiatore in caso di ritardo qualificato, e ogni tentativo di mediazione rischierebbe di ledere i diritti fondamentali del consumatore.

Nel merito, la sentenza si sofferma su un elemento cruciale: l’assenza dell’equipaggio, causata da un malfunzionamento dei sistemi di controllo aereo britannici il giorno precedente, non rappresenta una circostanza eccezionale tale da esonerare Ryanair dal pagamento della compensazione.

Secondo il Giudice, il ritardo del volo FR6183 è da ricondurre a una mancanza organizzativa del vettore, che avrebbe dovuto predisporre soluzioni alternative per evitare la propagazione dei disservizi su voli successivi. L’assenza dell’equipaggio, infatti, non ha colpito direttamente né l’aeroporto di partenza né quello di arrivo del volo oggetto di causa. Inoltre, non è stato dimostrato che Ryanair abbia adottato tutte le misure idonee per evitare il danno.

Il Giudice di Pace ha dunque accolto in toto la domanda del passeggero, riconoscendogli 250 euro di compensazione pecuniaria. La sentenza assume un
significato che va oltre il singolo caso. Dimostra che anche in situazioni apparentemente complesse o tecnicamente articolate, i diritti dei passeggeri non sono negoziabili e devono essere rispettati in pieno, soprattutto da operatori di grandi dimensioni come Ryanair. L’efficacia del lavoro svolto da Italia Rimborso si conferma una risorsa concreta per centinaia di viaggiatori che spesso si trovano a fronteggiare ostacoli nel far valere i propri diritti.

Da ItaliaRimborso commentano con soddisfazione: “Questa pronuncia del Giudice di Pace di Bari è una vittoria della legalità, della chiarezza e della tutela effettiva dei diritti dei consumatori. La compagnia aerea non ha potuto sottrarsi alle sue responsabilità, e il passeggero ha finalmente ottenuto giustizia. Continueremo su questa strada”.

Gravina, precipitò e fece scoprire i corpi di Ciccio e Tore: Michele Di Nardo sarà risarcito dopo 17 anni

La Corte D’Appello Civile di Bari ha condannato la Edilarco a risarcire con 130mila euro Michele Di Nardo, il 12enne caduto il 25 febbraio 2008 nel rudere del centro di Gravina in Puglia.

I Vigili del Fuoco riuscirono a salvarlo, trovandosi poi davanti i due cadaveri mummificati di Ciccio e Tore, i fratellini scomparsi un anno e mezzo prima nel giugno del 2006.

La condanna alla società proprietaria di quel rudere è arrivato 17 anni dopo. In primo grado il Tribunale diede ragione alla società, la Corte d’Appello ha ribaltato l’esito della sentenza.

Il ragazzo, oggi 29enne, quel giorno riuscì ad entrare nel rudere utilizzando una porta completamente aperta da giorni. Era lì per giocare con gli amici, cadde nello stesso punto in cui caddero Ciccio e Tore.  

Accoltellato a Bari da finti clienti: il tassista Francesco Rubini chiede risarcimento di 300mila euro ai suoi aggressori

Chiede un risarcimento danni da 300mila euro ai suoi aggressori il tassista Francesco Rubini, accoltellato a Bari da Giovanni Monno e Angela De Vincenzo, 31 e 30 anni, che la sera dell’8 dicembre 2024 si erano finti clienti.

La richiesta è arrivata oggi nell’udienza svolta in tribunale a Bari (Rubini è assistito dall’avvocato Ascanio Amenduni). I due imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato. L’avvocato di De Vincenzo, Domenico Valerio, ha però chiesto una perizia nei confronti della sua cliente sulla capacità di stare in giudizio, sulla capacità di intendere e volere al momento dei fatti e sulla sua pericolosità sociale. L’udienza è stata quindi aggiornata all’8 aprile, data in cui l’incarico per la perizia verrà conferito al professor Roberto Catanesi dell’università di Bari. Monno è difeso dall’avvocato Gianstefano Romanelli.

Nel processo si sono costituiti anche la Regione Puglia (avvocato Enrico Dellino, chiesti 25mila euro) e la Cooperativa dei tassisti di Bari (avvocato Andrea Preverin): quest’ultima ha chiesto un risarcimento dei danni da 500 euro per ognuno dei 130 tassisti della Cooperativa e un ulteriore risarcimento da 130 euro – sempre da corrispondere a ogni iscritto – somma necessaria per l’installazione delle telecamere a bordo dei mezzi.

A Monno e De Vincenzo sono contestati i reati di lesioni personali e tentata rapina, con le aggravanti della crudeltà e dell’uso dell’arma. Secondo quanto accertato dalle indagini condotte dalla pm Silvia Curione, quella sera, dopo essere saliti a bordo del taxi guidato da Rubini – alla sua prima settimana di lavoro – avrebbero finto di non avere soldi convincendo così il tassista ad accostare.

A quel punto Monno, come si vede dal video della dashcam montata in auto, avrebbe puntato un coltello alla gola del conducente e lo avrebbe minacciato di morte, prima di iniziare a colpirlo con diverse coltellate (oltre 20) al volto, alle spalle e sul dorso. I due sarebbero poi fuggiti dopo l’intervento di un soccorritore, allertato dalle urla del tassista, e furono arrestati a poche ore dal fatto. Il tassista fu medicato al Policlinico di Bari con oltre 120 punti di sutura e fu dimesso con una prognosi di 25 giorni.

“Servi di me**a andate a Gaza”, 20enne insulta tre poliziotti in piazza Moro a Bari: li risarcirà con 3mila euro

“Siete servi di me**a, andate a Gaza a guadagnarvi lo stipendio”. Questa uno delle frasi proferite da uno studente universitario barese che ha risarcito tre poliziotti con 3000 euro per averli insultati durante un controllo in piazza Moro.

Il giovane era stato fermato mentre inveiva contro due donne. “Pensate di essere onnipotenti perché avete il posto fisso, siete ignoranti, vi do questi spiccioli come mancia morti di fame”, avrebbe poi aggiunto.

L’episodio è avvenuto lo scorso 9 aprile, il 20enne di buona famiglia era finito a processo con l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale. È stato prosciolto dal gup del Tribunale di Bari in virtù del risarcimento versato.

Morì dopo schianto su albero: Comune di San Pietro Vernotico risarcirà i familiari del 21enne Lorenzo Protopapa

Il giudice del tribunale civile di Brindisi, Francesco Gilberti, ha condannato il comune di San Pietro Vernotico (Brindisi) a risarcire i familiari di Lorenzo Protopapa, il 21enne morto il 31 maggio del 2017 in seguito allo schianto della sua auto contro un albero di pino che si erge sul ciglio della strada su un restringimento di corsia nei pressi del cimitero comunale.

Lo rende noto Giesse Risarcimenti Danni che ha assistito i familiari della vittima. Le condizioni della strada, come ha appurato il consulente tecnico nominato dal giudice, “erano pessime, con il manto stradale ridotto ai minimi termini con la presenza di grosse buche, rigonfiamenti dovuti alle radici degli alberi”.

“Il tribunale – ha spiegato Andrea Matarrelli della sede Giesse di Francavilla – ha accertato in capo al Comune la mancata manutenzione della strada, piena di grosse buche e rigonfiamenti dovuti alle radici degli alberi, il mancato posizionamento di adeguata segnaletica di strada dissestata e di restringimento di corsia, nonché la mancanza di barriere davanti al pino contro cui il povero Lorenzo ha purtroppo tragicamente perso la vita”. Pur essendo stata attribuita al 21enne una corresponsabilità per velocità non adeguata, tale è “l’entità delle mancanze e negligenze riscontrate nella gestione di quel tratto di strada da portare comunque alla condanna del Comune”.

Quanto allo stato della strada, che da quel giorno, in attesa del pronunciamento del tribunale, è rimasta ancora priva di barriere, i familiari offrono al Comune la propria disponibilità e “vorrebbero – ha concluso Matarrelli- poterla mettere in sicurezza a proprie spese, utilizzando una parte del risarcimento. Un gesto che sentono di dover fare in memoria del povero Lorenzo e a beneficio di tutti coloro che percorrono quel tratto di strada”.

Muore in ospedale per un’infezione, Asl Brindisi condannata: dovrà risarcire i familiari con 1,2 milioni di euro

Il giudice del tribunale di Brindisi, Francesco Giliberti, ha condannato la Asl Brindisi al risarcimento di oltre 1,2 milioni di euro in favore del marito, dei figli e dei nipoti di una donna di 75 anni morta nel novembre 2018, dopo un ricovero in ospedale al ‘Perrino’. La notizia è resa nota dall’associazione Nazionale ‘Dalla Parte del Consumatore’.

La 75enne era stata ricoverata il 3 ottobre del 2018 in ospedale in seguito ad un infarto miocardico, nel reparto di Cardiologia. Nella struttura sanitaria, come denunciato dai familiari e riscontrato dai periti nominati dal tribunale di Brindisi, la donna ha contratto “una infezione ospedaliera multi resistente in due tempi”; i periti hanno inoltre stabilito “che la probabile causa del decesso sia dovuta a una Mofs (Multiple Organ Failure Syndrome)”.

“Il tribunale di Brindisi ha accolto in pieno le tesi processuali sulle quali – afferma l’avvocato Emilio Graziuso, presidente dell’associazione – era stata incentrata l’azione risarcitoria dei familiari della vittima di infezione contratta in ospedale. A seguito di specifiche consulenze tecniche con esperti nominati dal tribunale, infatti, sono state chiarite le cause della morte del paziente ed il rapporto tra le stesse e la responsabilità della struttura ospedaliera. Da ciò è derivato il risarcimento del danno”.